• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

Corale15a

Corale15b

Corale15c

Corale15d

CORALESETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: FRANCESCO SCARABICCHI(1951 – 2021)

1. da "Prologo" di Francesco Scarabicchi (1951 - 2021), in "con ogni mio saper e diligentia - Stanze per Lorenzo Lotto", (Liberilibri 2013)
2. da "Clausola" di Francesco Scarabicchi (1951 - 2021), in "con ogni mio saper e diligentia - Stanze per Lorenzo Lotto" (Liberilibri 2013)

Prologo

Mi siedo qui dove m’attardo

come Giacomo pellegrino,

con il bastone e il panno,

fra la polvere e l’erba,

come se fosse sosta verso dove

questo passo che tiene, questo fiato.

Clausola

In fine non è tutto il poco che si ferma

fra le righe corrette del mio libro,

quelle parole spese a cancellare

ciò che di me non so, ciò che non dico.

Ho appreso l’arte di incorniciare il sogno,

l’immagine che sceglie il luogo e l’ora

e me come suo tramite al servizio

d’una concreta forma dell’umano.

Forse l’errare del mio inquieto passo

per le città che ho visto e abbandonato

è la virtù felice in tanta pena.

Forse è soltanto immaginaria

la pesante catena che trascino

o forse tutto è stato un’altra vita

di cui ancora serbo la memoria.

NOTA DI LETTURA

In occasione di questa pubblicazione – "La figlia che non piange", Einaudi, 2021 –, che va intesa come evento editoriale e come opera postuma ma assolutamente compiuta – il Maestro ci ha lasciato il 22 aprile scorso –, provenendo le opere del poeta anconetano sempre da un lungo lavoro di ascolto e di attese, sono andato a rileggere alcune lettere (mail) intercorse tra di noi negli anni – poche perché lo interpellavo solo quando c'era in me una urgenza sentimentale nella ricerca, cui lui rispondeva sempre generosamente; e sentivo una vicinanza mia all'uomo, prima che al poeta, davvero particolare, del pensiero proprio, tanto da percepire a un certo punto che qualcosa si stava interrompendo, che poi ho saputo essere la sua malattia –; ma commentando l'uomo e la poesia di Francesco Scarabicchi si rischia sempre l'insufficienza, perché non se ne dirà mai abbastanza, e questo avviene solo con i poeti maggiori; ma posso affermare senza alcun dubbio che eravamo di fronte al maggior lirico vivente e che resterà l'opera del più grande poeta italiano di questo secolo.

Ma la cosa che mi è più urgente ricordare, è che era un uomo infinitamente buono perché sempre aperto e pronto ad accogliere l'altro, come quando all'uscita del Teatro delle Api di Porto Sant'Elpidio, sull'uscio proprio, mentre si accendeva una sigaretta, accolse con interesse ragionato –  ma con aperto sconcerto quasi –le miei parole che gli dicevano che la Poesia non ha bisogno dei poeti perché la Poesia si salverà da sola; ma i poeti hanno bisogno della vicinanza degli uomini, e del loro ascolto: da qui nacque tra di noi un sodalizio tutto intellettuale, che è un moto tutto dell'anima quando è liberata del corpo, della sua rappresentanza, perché credo davvero che la spiritualità dell'uomo, quindi il vero dell'uomo, che non è mai verità, risiede esclusivamente nel pensiero: io e il Maestro ci siamo riconosciuti attraverso un incontro dell'anima, quindi alla radice dell'uomo, per questo il suo incontro mi è indimenticabile.

E affermo anche con assoluta certezza che un libro che resterà, dentro e oltre questo secolo, in poesia, che è il tutto e il niente dell’arte letteraria – il pieno e il suo proprio vuoto di tutto il massimo ascolto possibile all’uomo – è “con ogni mio saper e diligentia” di Francesco Scarabicchi, il suo capolavoro che è già capolavoro di un secolo, che è un atto concreto d’Amore di cui può essere capace solo un grande poeta di compiere verso un altro artista, oltre questo tempo e questo spazio; oltre e molto di più del mio possibile pensare e del mio minimo intelligere, che qui segno, in questo mondo che invece è sempre alla ricerca del personaggio, del mattoide, dell’artistoide, dell’intellettualoide senz'arte né parte.

E proprio mentre chiudo questo articolo – adesso 14 gennaio, ore 23:00 – apprendo che ad Ancona è nato il Centro studi sulla poesia “Francesco Scarabicchi”, che, oltre a custodire e promuovere l’opera del Maestro e della sua biblioteca – conservazione che preoccupava non poco il poeta –, sosterrà gli studi sulla poesia di tutto il mondo, dando corpo a quello che era un comandamento per Scarabicchi“Essere per la poesia. Difendere il proprio lavoro e quello altrui. […] Io amo la poesia e, quindi, scrivo quella che non trovo. Quella che trovo me la leggo, la amo, la difendo, la diffondo.


L'altra notte ho sognato FrancescScarabicchi, il 13 gennaio, e alla fine del sogno mi sono come svegliato in piena luce ma erano le 5 e 30 circa, ancora nel buio invernale.

Il sogno è cominciato in una grigia stanza d'ospedale ma l'aria era allegra, scherzosa.

E poi è finito in una chiara luce invernale, di questo gennaio che arranca nel gelo: ero con il Maestro nel suo studio che mi leggeva le sue ultime poesie, dattiloscritte su delle fragranti pagine verde acqua tenute l'una dentro l'altra come fossero fogli protocollo, non erano più di venti testi e letti tutti come dentro un unico canto.

Alla fine della sua lettura e del sogno, il Maestro mi sorrideva dietro le lenti dei suoi occhiali con la montatura argento, dentro il suo pizzo bianco rasato a pelo corto.

Quanto amo questi straordinari poeti: li sento tutti vicini che mi parlano, ben oltre questo nostro terreno sentire del corpo.

Francesco è felice; Liana, Giacomo, Francesco è felice e scrive ancora poesie. 

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI:1https://youtu.be/MMYezO0DHQE;https://youtu.be/g8lNqpZVK68.