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CORALE
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: MARIA BORIO

da "Accoglienza, I" di Maria Borio, in "Trasparenza", (Interlinea 2018)

ACCOGLIENZA

I

Si raccontano, una faccia nell’altra.
C’è il pane fresco sul banco, asciutto,

il suono di cose toccate. Dispone
pezzi in fila – le mani sembrano terra,

le unghie sono tagliate fin dentro la carne.
Le storie scomposte in sagome

fanno corto circuito. Attraverso
il vetro appare reale solo la forma

delle magliette made in china.
Come dire posto per accoglienza?

Il cielo preme su tutti, scivolano fuori
dalle magliette i corpi.

NOTA DI LETTURA

Lo scrivere poesie di Maria Borio – nella sua ricerca, nella sua voce, nella lingua che le è propria e che costruisce da sé, come accade solo nel poeta – è strutturato sull’immagine, indagandone superfici e trasparenze, attraversando il quotidiano – sempre troppo concentrato su se stesso – con occhio particolare, con lucidità e attenzione: ci si trova davanti a testi estremamenteconcettuali – e con rischio anche – ma che sanno stare, trattenersi e rimanere alla poesia; un talento quello della Borio evangelico, vale a dire quella capacità che è in grado di acquisire l’uomo connaturalità nel suo fare volgendo al bene.

Pregevole anche il suo ultimo lavoro, Dal deserto rosso, Stampa 2009, 2021 – dove in più si riallaccia alla più alta tradizione italiana unendo alla pubblicazione delle opere in forma di illustrazione di Linda Carrara;una tradizione che lega i poeti all'arte figurativa in Europa almeno a partireCharles Baudelaire(1821-1867) in avanti, così in comunioneche prova a fare in arte, in poesia, una prima analisi dell’esperienza ancora viva dell’isolamento da Covid-19, ed è il primo autore in Italia che tenti cosìcompiutamente questo indagare da uomo a uomo, da esistenza a esistenza, per cercare di farne un’opera collettiva, corale, salva da retorica, e l’esito mi pare di notevole interesse.

Macredo che ci sia di più in questo suo lavoro, perché in esso intravedo un percorso tutto nuovodovemi sembrasi ritorni a incollare i nomi alle cose, direbbe il mio amato Leonardo Sinisgalli (1908-1981).

Penso sinceramente che in questo suo "Deserto rosso" – è dichiarato il richiamo a Michelangelo Antonioni (1912-2007) in quest’opera– l'aspetto più rilevante sia il suo rilassamento verso un dettato di comunione, di comunicazione che cerchi apertamente l'altro; in altre parole, Borio testimonia nel suo scritto un isolamento che si fa gradualmente solitudine ma che cerca peròcostantemente, incessantemente un contatto esterno, cioè coglie il segno identificativo, digitale, di questi nostri tempi moderni.

Ma il pregio più vero di questo lavoroè nella sua naturalezza; ed è percepibile in un passaggio preciso del testo"Oggi è nato il fiore del rosmarino. / In questo millennio per la prima volta / vulnerabili ovunque, per la prima volta" – il senso della plaquette è tutto qui, grandemente.

È notevole questo momento, fotografico, chiaro, come un lampo, che accende, che dà la sveglia: valuto che Maria Borio debba stare ora dentro questo spazio di ricerca, concentrarsi qui, a costruire con le parole degli oggetti chiaramente visibili, cioè continuare a incollare i nomi alle cose: è questo il percorso tutto nuovo che ho intravisto in questa sua ultima pubblicazione.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI:https://youtu.be/lEJWE3pxJsc .