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Poexi

 

CORALE-  SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: NICOLA CAMPAGNOLI

da "Signore" di Nicola Campagnoli, in "La conquista dell'infanzia", (ITACA 2019)

*

Signore,

Tu raccogli le chiavi che lascio in giro

E dici le parole

Che avrei dovuto

Pronunciare,

Non ti disperi

Per il cellulare che non trovo,

Cancelli

La grassezza del mio muovermi

E guardi gli sguardi

Di dolcezza

Che non ho avuto.

Mi salvi

Dall’ansia

Di rispondere a tutti

E a tutto.

Riprenderai Tu

I dialoghi interrotti,

Riallaccerai 

I fili sciolti.

Gli sbagli che ho fatto

Non mi pesano

E l’erba che ho schiacciato

Col piede

La fai ricrescere subito

Più forte di prima.

Il limite

Del mio cuore

È 

L’inizio

Del Tuo illimitato amore.

NOTA DI LETTURA

Nella poesia di Nicola Campagnoli ci si trova davanti a una chiara manifestazione estetica, vale a dire all’esposizione del proprio pensiero in Arte, dove si può giungere solo dopo una lunga ricerca, che trova pieno compimento della parola quando questa è spogliata da cerebralismo.

Quindi non può non tornarci alla mente, a tal proposito, quella che è la lezione di Aleksandr Puškin (1799 – 1837), che in una sua lettera del maggio 1826, indirizzata all’amico poeta PëtrVjazemskij(1792 – 1878), scrive: “I tuoi versi […] sono troppo intelligenti. Mentre la poesia, che Dio mi perdoni, deve essere un po’ stupida. Il grande poeta russo qui ci ricorda che la poesia non deve mai perdere la sua naturalezza per darsi all’artificio; ed è proprio per questo che i versi di Nicola Campagnoli vanno apprezzati, perché preservano naturalezza

E con la stessa naturalezza ha osservato da primo la pandemia, nell’urgenza dell’evento – operazione sempre rischiosa per uno scrittore, e allora anche generosa –, nel suo “Le sere del Covidtorno bambino”, pubblicato dalla casa editrice Itaca di CastelBolognese, Ravenna, il 6 maggio 2020, e solo in formato eBook come a voler segnalare una intera epoca nella sua caratterizzante immediatezza, dove il poeta registra che:

Una catastrofe ci metteva
in un mondo completamente nuovo,
ma noi continuammo a guardare,
a pensar tutto come sempre,
come prima,
a rimanere sulla superficie,
ad aspettar che dietro l’angolo
d’un tratto
ci riapparisse il solito tran tran.

ci soccorre a comprensione del testo un video documento di Andrea Vincenzo Longo, conterraneo del poeta, che propone,nelle congelate immagini di una Cingoli deserta,alcuni versi che Nicola Campagnoli ha tratto dal suo personale esperimento di isolamento, che sono poi quelli della poesia che titola l’opera, un dettato che qui si fa scolpito, inciso del mondohttps://youtu.be/i1ciOxaEQpc .

Quella di Nicola Campagnoli è una poesia religiosa, dichiaratamente cattolica, che in questo terreno affonda e radica, sempre in preghiera, come fu per Clemente Rèbora (1885-1957) e David Maria Turoldo (1916-1992), accantonati per far spazio a poeti più interni al costume politico dominante nelle nostre lettere, dove da un certo punto in avanti, diciamo dal secondo dopoguerra, nel pieno delle rivendicazioni socialiste – anche per certi “versi” giuste –, si è cominciato ha confondere il credente con il credulone, dimentichi che la poesia è inevitabilmente un momento di preghiera, che si cristallizza nel verso, nella verticalità del componimento, che è sempre ascendente.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI:https://youtube.com/shorts/sLJbThqxE-Y?feature=share.