CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA
Poeta: MARCO DE ANNUNTIIS
un inedito in volume
SE FOSSI IL GATTO DI BIANCA MARIA FRABOTTA
“scrive solo di giallo la mia penna”
(Bianca Maria Frabotta)
Se fossi il gatto
di Bianca Maria Frabotta
allora sì che sarei felice
a far le fusa ad ogni poesia che dice.
Se fossi il gatto
di Bianca Maria Frabotta
non conoscerei mai una carezza gretta
sarei un gatto lucido e grasso
e la mia vita sarebbe uno spasso.
Perché se Bianca Maria Frabotta
mi avesse adottato
adesso non avrei preoccupazioni
benché / perché non avrei manco i coglioni
che per non farmi uscite mi avrebbe tagliato.
Ma mi sorbirei ad occhi chiusi il mito di Caproni
e – quando vengono a cena – piscerei su Cucchi e graffierei Ferroni
e quando tra di loro parlano di Pasolini,
io chiederei innocentemente ancora croccantini.
Eh, se fossi il gatto di Bianca Maria
sarei di quei melliflui ed inquietanti gatti neri,
avrei l’astuzia e la carineria
di russare al suono de La mia sera,
sarei felino audace e mordace,
mendace complice dei suoi pensieri
perché vederla scrivere accanto alla teiera
lei lo sa -oddio!- quanto me piace…
E poi, se la professoressa Frabotta Bianca Maria
mi avesse voluto adottare come gatto,
col cazzo che quel giorno finivo in psichiatria:
“Giù le mani – avrebbe urlato –, Giù le mani dal mio gatto!”
Poi lo spiegava lei, ai medici e alla polizia,
che se pure mi buttavo, non vuol dire che ero matto.
NOTA DI LETTURA
Nei testi di Marco De Annuntiis possiamo ritrovare chiari indizi di maestri sublimi come il Belli (Giuseppe Gioacchino Belli, 1791 – 1863) e il Trilussa (Carlo Salustri, 1871 – 1950) e, più avanti, di Edoardo Sanguineti (1930 – 2010) e di Vito Riviello (1933 – 2009); vale a dire che nei componimenti di questo poeta è conservato il seme preziosissimo di quella poesia giocosa – così rara nella nostra tradizione in lingua – che non manca mai di germogliare, che buca sempre la terra perché ogni volta aderente ai fatti, alla vita che non sia solo didolore cullato nel dolore, ofattadi inconsumati amori, che è il peggio che ci possa accadere di leggere nello stretto o largo giro delle Lettere Italiane.
E tutto questo il De Annuntiis sa farlo perché non teme le parole e l’errore, assolvendo in più alla funzione critica della poesia, cioè esponendo fatti e cose, come nel testo proposto in lettura che porta sul filo acuminato dellasua propria parola un chiaro, icastico J’Accuse…!a certa stantia AccademiaItalĭca, autoreferenziale, fine a se stessa, Bianca, ormai esangue, e che sa riconoscere solo i prodotti del proprio bottegaio, che è sempre il più bravo, che è sempre quello sotto casa, e non capisce “che se pure mi buttavo, non vuol dire che ero matto.”
MASSIMO RIDOLFI
ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtu.be/AQsnU1VbJXo.