CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA
Poeta: EMMA STOPELLI
un inedito
I GUSCI
– estratto –
I.
Ed ecco l'acqua riflette il cielo:
le sue frange si allungano scure
fiammelle, fuochi fatui
scudo e argine alla nuova primavera.
Sola la luce brilla alla casa di riposo
un ago punge e scintilla.
NOTA DI LETTURA
Emma Stopelli lavora silenziosa dentro la sua ricerca, che ha già raccolto due sillogi, “Il male e le sue radici” e “Le nuove prose”, entrambe inedite, perché c’è subito da dire che qui siamo di fronte a un poeta nuovo al pubblico e che, prezioso pregio, non ha fretta di mostrarsi, controcorrente rispetto al nostro piccolo mondo letterario contemporaneo dove vediamo che, frenetici, tutti corrono con il nuovo libro in mano in cerca della prima poltroncina libera per chiacchierarlo, quando invece i libri si scrivono per essere letti e non certo per essere chiacchierati.
È evidente che per la Stopelli la poesia investe il suo scrittore, che fa quello che può per accoglierla, mettendo insieme parole, costruendo versi, strofe, cercando di conservare, nella brevità, la chiarezza delle immagini offerte al poeta.
Questo poeta sa, innanzitutto, che la poesia è un’arte e che, quindi, non può assolvere a missioni salvifiche ma, al massimo, raccontare – l’arte è sempre racconto di qualcosa – l’accaduto – anche una fantasia è un accaduto.
Un altro carattere forte, formato, di Emma Stopelli è anche quello di sapere di scrivere prima di tutto per se stessa, perché lo scrittore è anche il primo lettore dei propri testi, concetto che potrebbe apparire banale ma che non lo è affatto.
Il poeta, nella breve nota che accompagna i testi che ha generosamente offerto, a proposito dello scrivere versi, dice: “Io credo che sia un lavoro di espressione culturale […] La salvezza – se esiste – arriva per altre vie […]”
Ecco, mi pare molto giusto quello che afferma Emma Stopelli a proposito delle presunte proprietà curative, taumaturgiche, della poesia; che è invece certamente una espressione culturale, vale a dire una registrazione dell’accaduto direttamente dal vissuto, perché è cultura solo quello che avviene prima, dopo e, soprattutto, al di fuori dell’opera d’arte, che rappresenta solo una riproduzione aumentata della realtà; ed Emma Stopelli sa scegliere parole, tonalità e colori per riportarci tutto ciò che le accade intorno, la cultura che le accade intorno, cioè la sua personale esperienza degli esseri viventi e non.
Ma questo poeta gode di un evidente vantaggio sugli altri, cioè è musicista che usa lo strumento supremo, la voce, come denuncia il suo ultimissimo lavoro, ancora un inedito, che mi ha concesso il privilegio di leggere in anteprima: La (im)perfezione della Breve – si legga “Breve”, appunto, nella sua accezione musicale – dove l’autrice svolge il suo dettato ancora all’interno del poemetto, forma che con naturalezza predilige, che le è proprio, componimento assai articolato e di chiara maturità stilistica che andrebbe immediatamente pubblicato, se solo la nostra editoria si occupasse davvero di poesia: con questo suo nuovo lavoro la Stopelli mi consegna un esempio di assoluta chiarità a proposito di cosa si vuole qui intendere per partitura musicale in poesia, vale a dire di musica scritta solo di parole, e tutta soffiata da quel flusso di repertorio di cui parlava – e ci parla ancora l’angelo della Beat Generation – Gregory Corso (1930-2001); testo magistrale con cui mi permetto di chiudere anticipando questi versi, che ne dichiarano l’inizio della composizione:
I.
Royal MS 8 G VII
Quando il cielo era una vigna
le notti erano infinite sui segni,
ma il viso
non copre il tempo che passa,
solo un cappello, nasconde l'ombra
e il pensiero
(...l'Alamirè incantato di ogni bocciolo...)
MASSIMO RIDOLFI
ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/UguLWv8m1Lo?feature=share .