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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: NATALIA STEPANOVA

da "I folli erediteranno" di Natalia Stepanova, in "Degli Horti Romani", (ENSEMBLE 2019)

 

*

I folli erediteranno

Il mondo. Non i savi.

Non i buoni. No.

Saranno i giullari.

E il vento lo sa

E lo sanno le rose.

E l’autunno verrà

Di mandorle dolce,

Per dirti che solo i folli,

Che vanno appresso

Ai venti,

Erediteranno la terra.

E tutte le creature

Del giardino minore;

Lucciole, api, farfalle,

Cicale e scarabei

Sanno già che i folli

Erediteranno i cieli

E i giullari di cui noi

Non sappiamo i nomi

Saranno accolti

Tra i giusti,

Mentre l’inferno

Accoglierà tutti,

In special modo

I buoni.

 

NOTA DI LETTURA

Se è vero che la Poesia giunge sempre da altra Poesia – e per questo è indispensabile continuare a leggerla e lasciarsi influenzare, insegnare da essa –, è vero anche allora che arriva sempre da un lungo viaggio, come ci giungono i versi in italiano di Natalia Stepanova, cittadina italiana dal 1972 ma nata a Saratov, città della Russia occidentale cullata dal fiume Volga. Ma nonostante questo “trasloco” fisico e, forse, esistenziale, in trasparenza resiste nello scrivere italiano della Stepanova la grandezza della letteratura russa – conservata, tra l'altro, nelle sue funzioni di attenta e severa traduttrice madrelingua –, dei suoi poeti: sono tutti poeti gli scrittori russi perché su quelle terre, battute dai quei venti bianchi, che spolverano nevi sottili sulle pianure gelide, non si fa nessuna differenza tra poesia e prosa, tra Aleksandr Puškin (1799 – 1837) e Lev Tolstòj (1828 – 1910): tutto scalda la grande Madre Russia (Матушка Россия - Matuška Rossija) in un unico avvolgente canto, cui Natalia Stepanova si intona e si dona in questo Suo verso italiano.

E c'è una stratificazione nella poesia di Natalia Stepanova  che farebbe tremare i polsi di qualsiasi recensore o critico, che riporta in sé, che fa in sé la massa dei tumulti di una terra e un popolo magnifici, uniti al nostro Paese come nessun altro: sono testi sacri quelli che hanno donato all'umanità tutta i grandi maestri russi, dei quali non si può fare a meno di seguire la lezione, e questa lezione segue e ci riporta appunto in lingua italiana – da sempre curata, cullata e adottata, esteticamente, eticamente, moralmente – questo poeta, che arriva da lontano, da molto lontano, da un luogo lontanissimo eppure così vicino all'anima dell'uomo, che lavora e che dal suo lavorio rubo in chiusura questo recentissimo testo, di questo maggio appena trascorso, che è già storico, che si veste del sacro oro bizantino:

IO SONO RUSSA

 

Sono nata in una città sul Volga.

Tra le nevi di Febbraio. Io sono russa,

come lo erano mia madre e mio padre,

come la mia terra e la mia lingua natali.

Nelle mie vene scorrono Asia e Oriente,

il taglio dei miei occhi è obliquo

come quello dei santi sulle icone sacre

delle chiese dalle cupole dorate e il tepore

delle candele accese di cera d’api.

Io sono russa dallo spirito indomito di Sciti,

dall’anima libera, dalla nostalgia malinconica

dell’Eden. Mio Dio e Signore, io sono russa

per il Tuo volere e grazia, risorgo dalle ceneri

come la Fenice, e ne custodisco la memoria.

Io sono russa nell’essere del mio sangue,

non esserlo sarebbe come rinnegarTi,

mio Dio e Creatore. Tra neve e luce,

nella mia anima e nello Spirito di Dio

io sono nata russa nel mese di Febbraio.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtu.be/snx11zI1D_0 .