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CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

 

Poeta: FERRUCCIO BENZONI (1949-1997)

da "Sposalizio d'inverno" di Ferruccio Benzoni (1949 - 1997), in "Con la mia sete intatta - Tutte le poesie", (Marcos y Marcos 2020)

SPOSALIZIO D’INVERNO

Non credere ch’io non tema l’inverno
lo squasso dei fortunali o esageri
putrescente nella poltiglia di poi
la neve sugli indifesi rami.
Pure è d’inverno che ci siamo sposati
solitudine e ancora una volta
aggiungendo alla solitudine.
(Dovunque

a intercettare zampine vite
straziate ai margini
non già d’un fuoco ma d’un tepore
- sciagurati esserini ingigantiti
da una malora di gratitudini e foschie.)
Allora ricorderai

il niente
il poco supplice dello scricciolo o i chiari
di fanciullezza in cui crollavamo
per troppo amore abnegazione
voglia d’essere là raggianti a un diluvio
di lillà sulle rovine.
Allora ricorderemo

le ingiurie struggenti le lapidi
(troppe in ogni caso per farne
una definitiva…)
il morso della bora la civetta
ficcata in qualche dintorno del giardino o del cuore
- ricorderai

l’inverno in cui ci siamo amati
togliendo neve da un mazzo di fiori bianchi.

NOTA DI LETTURA

Quella compiuta dalla Marcos y Marcos è senz’altro una azione politica, perché riportare alla luce della pubblicazione l’intera opera di un poeta, altrimenti dispersasi nell’esaurirsi dei variegati cataloghi editoriali, è un atto di grande civiltà; e lo è ancora di più se tale azione la si affida alle cure di un giovane poeta come Dario Bertini – sempre appassionato ardente e vero, nei limiti della Verità, che concede, inevitabilmente, poco spazio –, che tramanda, che ne coglie il testimone direttamente dalle mani di Massimo Raffaeli, tra i massimi critici di letteratura europea e vicino a Ferruccio Benzoni (1949 – 1997): personalmente ho sentito nominare il poeta di Cesenatico per la prima volta dal Maestro Francesco Scarabicchi, e me ne incuriosì già allora ma i suoi testi erano di difficile reperibilità, e non potei dissetare la mia curiosità.

Ferruccio Benzoni quindi è un poeta della maggioritaria provincia italiana, grande Madre di quasi tutta la nostra migliore poesia, forse perché, come si diceva della Verità, anche questa ha bisogno di poco spazio: basti pensare a Giacomo Leopardi (1798 – 1837).

Il poeta di Cesenatico ha una penna lieve, che accarezza le cose, che disegna con una linea sottile i tratti della vita, che la fa riconoscibile, nostra. Il suo verso è discorsivo ma sempre mantenendo una partitura bene ritmata, che lo rende vivace in musica, che scivola agilmente tra fatti e pensieri, che rimuove ostacoli, ogni impedimento artificiale posto tra uomo e uomo; perché il poeta è un uomo che, nel suo scrivere, ricerca l’umanità, affinché non sia dimenticata ma conservata e resa.

E non ho visto mai stagioni più nitide di quelle di Ferruccio Benzoni.

Ferruccio Benzoni nella sua opera testimonia e salva l’uomo, ed è un salvataggio che si rinnova a ogni lettura.

E non c’è miglior premio dell’uomo salvato.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtu.be/dWY9Co1EQpw .