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CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: LORIANA D’ARI

un inedito

 

ANTIGONE, TESTAMENTO

io donna nel mio ventre sottile

spezzerò questa catena micidiale

perché Antigone è il mio nome

nata al posto di un altro, fratello

levigherò questa crosta di sangue

e fango, fino a restituirti un volto

e soffierò nei tuoi polmoni tanta vita

per quanta sciagurata colpa

è sopravvivere ai morti, portarli

come d’inverno nelle vene un canto

di passeri sepolti nella neve

 

NOTA DI LETTURA

Quando in Poesia ci si prova nell’affrontare il Mito, spesso si fallisce nella scrittura di maniera dalla quale è davvero difficile, dopo la lettura di questi “esperimenti”, non uscirne con un enorme sbadiglio.

Difatti in questo esercizio di solo stile credo abbiano fallito, in Poesia e non solo, quasi tutti, grandi e piccoli, perché per lo più ci si è trovati di fronte a mediocri imitazioni di imitazioni, compreso, a mio giudizio, il premio Nobel per la letteratura Louise Glück, checché ne dicano in giro gli ultimi lettori arrivati.

Non posso non ricordare a proposito, perché quando si tratta di Mito, che figlia sempre dalla Tragedia, si è per eccellenza nel mondo tridimensionale del teatro più che in quello bidimensionale della Poesia, quindi dentro la forma drammaturgica e non poetica – e credo che sia proprio non aver compreso questo fatto formale, e quindi sostanziale, motivo di tanto fallimento –; ma dicevo, non posso non ricordare a proposito una formidabile battuta di Gigi Proietti (1940 – 2020), che sulla questione della sperimentazione e della “riscrittura” drammaturgica dei classici, diceva: “Sì, va bene, però almeno una volta leggilo, prima di riscriverlo.”

Quindi, quando Loriana D’Ari – poeta che merita di essere seguita con molta attenzione perché è tra i pochi oggi che sa la brevità, che è concetto vitale in Poesia – mi ha proposto per questo mio “Testo e Voce” dei suoi inediti relativi proprio alla “riscrittura” di soggetti della Tragedia dei grandi e insuperabili maestri della antica Grecia, ho da prima tremato, temendo lo “scolastico”, il compitino, come già detto, la maniera, lo stile, l’imitazione.

E invece la lettura di questi suoi inediti mi ha riappacificato con il Mito calato a forza nel contemporaneo perché privi di stilemi; perché Loriana D’Ari riesce nel suo esperimento di “riscrittura” tragica nel preciso momento in cui ha avuto – ben chiusa dentro il mistero della sua propria scrittura – la salvifica intuizione di dover imbastire i suoi componimenti, per non cadere nel fallimento, utilizzando esclusivamente e utilmente il filo di un vocabolario aggiornato, di soli lemmi legati alle cose di oggi, di un lessico capace di descrizione, netto, e che non rifà la voce di nessuno, che non imita, riuscendo nel rinnovamento della Lezione.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/nLMDq_cJ0O4?feature=share .