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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: FERNANDO LENA

estratto da "Quasi uno sprologo" di Fernando Lena, in "La profezia dei voli" (Archilibri Poesia 2016)

IV

Elisa mi regala uno dei suoi disegni

per un bambino che non ho

o per il bambino che dovrei essere

se avessi avuto la forza

di non abbandonare l’innocenza.

Credo che lei sia un po’ una veggente

se ha visto nella mia tristezza

un adolescente immobilizzato

nello sguardo di un farmacista

mentre l’urlo di una siringa

annunciava un castigo durato una eternità:

perché il grammo

nell’attimo in cui si offre al caos

azzera il tempo, i movimenti,

quei colori sfaccettati di un’alba e di un tramonto.

 

NOTA DI LETTURA

Fernando Lena è un poeta importante.

Cercherò di precisare meglio e con brevità questa mia affermazione di apertura, ma prima bisogna inquadrare con chiarezza il momento quando una opera che sia di arte diventa importante.

Allora si può dire con una certa evidenza che una opera che sia di arte si fa importante quando supera la sua dimensione solo estetica – difetto di gran parte della poesia italiana fino a oggi quello di rimanere fatto solo estetico, motivo meramente decorativo perché occorso senza alcun rischio –, arriva all’etica, che vuol significare sapere stare nel mondo, e diventa morale, cioè insegnamento utile all’uomo.

Nella poesia di Fernando Lena c’è tutto questo; il poeta di Comiso riesce in tutto questo perché fornito di un vocabolario autentico in quanto colleziona solo lemmi legati tutti tragicamente alla sua esperienza diretta di uomini e cose, note di un canto di una epica fatta tutta di personaggi minori e dove l’eroe è assente perché se ne denuncia l’inesistenza, perché non c’è alcuna consolazione possibile o guida a un indirizzo sicuro, a una via che sia davvero dritta e che rappresenti la retta da seguire, ma solo nudi tentativi di vita.

Fernando Lena sembra non pescare mai con la sua penna nel calamaio della fantasia ma di tirare fuori i propri suoi testi direttamente dalla scatola degli oggetti del suo vissuto dove, appunto, non trovano posto la finzione – altro difetto della nostra poesia, sicuramente a partire dal recitato “male di vivere” montaliano, che invece ha vissuto molto meglio di altri e anche a lungo – e, tanto meno, la sublimazione nel passo deciso della sua metrica; partitura così precisa quella del Lena che può fare a meno di richiami metrici tradizionali e, addirittura, della figura metaforica, per questo non teme la prosa, per questo suo fare resta nello spazio verticale e impietoso che è il precipizio della poesia, perché appunto tutta nutrita direttamente dal reale, da chi sa che l’artista deve essere vero e mai verità.

Fernando Lena è allora poeta importante perché autentico, perché dentro e fuori di sé rappresenta un intero mondo “minore”, quello respirato di nascosto, quello che si nasconde o si vorrebbe soffocato, in quanto la sua poesia è rischiosa perché registra in presa diretta sulla vita; e nei suoi versi si possono ascoltare il fiato del poeta unito a quello degli altri, perché i suoi testi sanno farsi memoriale e testimoniale in una unica azione.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/7t_cFVPIcHQ?feature=share .