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CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: VITO RIVIELLO (1933 – 2009)

da "Ombre del '43" di Vito Riviello (1933 - 2009), in "Vito Riviello - Tutte le Poesie - Dagherrotipo 1978" (Regione Basilicata - Sapienza Università Editrice 2019)

 

OMBRE DEL ’43

Abbiamo sognato e ucciso

in un mondo di baci. Mai il sogno si staccò netto

dai delitti.

Velivoli e velivoli da nubi

traforate

spuntavano sputando fuoco

sulle anfore greche.

Madre potevo perderti

padre io t’ho perduto

dal terzo bombardamento di domenica.

E fu colpita la reggia

dei mandolini

la caserma disarmata

di giovani cantanti l’Arno.

 

NOTA DI LETTURA

Per Vito Riviello la poesia era un “ritornare al tema della Civiltà”, non in senso retorico ma nell’unica direzione che porta alla conquista quotidiana di “immagini e realtà” dell’uomo contemporaneo, e per contemporaneo si vuole qui intendere l’uomo di sempre.

Il poeta di Potenza raccontava di “aver girato il mondo, il mondo dei paesi”, dove il Passato sosteneva essere il Futuro, un Futuro che può maturare solo nella conservazione del Passato; un Futuro che sia anche custodia della Memoria viva dei borghi, perché il nostro è il paese dei comuni per eccellenza; e diceva questo innanzitutto come avvertimento per i giovani affinché non lasciassero cadere in rovina queste strutture, “questi spazi” che sono anche  luoghi della mente, che contengono inconsumato “un grido di verità e di amore.”

Forse qui mi ripeto, ma vado anche a confermarmi: a chi mi chiede come faccio a riconoscere un poeta autentico, rispondo sempre che mi basta sentirlo parlare, prima che leggerlo; vale a dire che di solito si scrive come si parla, con la medesima forma e sostanza, e se lo scrittore parla “male” difficilmente credo possa avere qualcosa da dire che possa davvero interessarmi.

Incontrai Vito Riviello durante una sua lettura pubblica a Castelbasso nel 2007, e le sue parole spiccarono su tutte, per brillantezza, intelligenza, perché erano – sono – vere e mai verità; vere come pietre e leggere ma giuste come il volo degli uccelli.

Un Gigante, nato nella stessa dura provincia di Lucania che ha partorito al mondo Vito Riviello, Leonardo Sinisgalli (1908 – 1981), sosteneva che il potentino non fosse un grande poeta, sbagliandosi clamorosamente, perché nell’Opera di Riviello c’è una originalità inedita in poesia, e la si trova proprio in quella sua propria giocosità tra infiniti piagnistei che ci affliggono da millenni, che ti accarezza, che ti culla proprio mentre denuncia le iniquità dell’uomo, di un uomo che crede di piegare altri uomini, animali, piante, fiori e cose alla sua piccola e privatissima legge di proprietà, vale a dire alle sue strutture, costruzioni e forme dove immancabilmente finisce per incespicare lui stesso, l’uomopadrone, inadeguato al suo stesso tutto; ma sappiamo che il poeta ingegnere di Montemurro non brillava certo per generosità, tutto preso nel suo ruolo, soprattutto verso chi arrivava dalla sua stessa terra, per la quale nutriva un atavico sentimento di Odi et Amo pacificato solo con la Morte.

Vito Riviello nella sua Opera – dal 2019 integralmente e liberamente disponibile in rete grazie al contributo e all’impegno della Regione Basilicata e dell’Università La Sapienza di Roma: una pubblicazione poderosa che conta 1224 pagine – agisce come il Comico, perché è il primo poeta che ha in sé la saggezza che è del Comico, primo e unico nella storia letteraria perché sa coniugare come nessun altro il verbo inglese to play, drammaturgico, teatrale, nella maschera, ché più di tutti i poeti conosciuti ha saputo conservare in sé la fantasia giocosa di quel bambino che giocava nel gelo di Via Pretoria o di Piazza Prefettura a Potenza e a farne così Arte, e a farne così la Poesia di un grande poeta ancora tutto da studiare e da scoprire: Vito Riviello è il Charlie Chaplin della poesia mondiale perché rappresenta in poesia quello che ha rappresentato per il cinema la rivelazione di Charlot; un poeta in bianco e nero quindi Riviello, però tutto impresso nella bianca fissità della pagina, “con ragione, con luminosa ragione, divertita ragione.”

Per tutto questo, Vito Rieviello è senza ombra di dubbio un Grande del Novecento, che commuove, che muove.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/PgSBb7fRFYg?feature=share .