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CORALESETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta:PIERLUIGI CAPPELLO(1967 – 2017)

da "Mandate a dire all'imperatore" di Pierluigi Cappello (1967 - 2017), in "Un Prato in Pendio - Tutte le Poesie - I vostri nomi" (BUR 2018)

MANDATE A DIRE ALL’IMPERATORE

nulla nessuno in nessun luogo mai

VITTORIO SERENI

Così come oggi tanti anni fa
mandate a dire all’imperatore
che tutti i pozzi si sono seccati
e brilla il sasso lasciato dall’acqua
orientate le vostre prore dentro l’arsura
perché qui c’è da camminare nel buio della parola
l’orlo di lino contro gli stinchi
e, tenuti appena da un battito,
il sole contro, il rosso sotto le palpebre
premerete sentieri vastissimi
vasti da non avere direzione
e accorderete la vostra durezza
alla durezza dello scorpione
alla ruminazione del cammello
alla fibra di ogni radice
liscia, la stella liscia, del vostro sguardo
staccato dall’occhio, palpiterà
né zenit né nadir
in nessun luogo, mai.

NOTA DI LETTURA

Nella poesia di Pierluigi Cappello (1967 – 2017) scopriamo una parola posata sul foglio con cura estrema, e questa è una azione che consente di muoversi oltre la malattia – oltre il corpo –, che così diventa naturale male del mondo; ed è questa una Lezione che dobbiamo assolutamente cogliere e imparare a menadito, utile a guarire il nostro quotidiano indebolimento.  

Infatti nei suoi versi il poeta friulano, che raccoglie sapientemente la Lezione del primo Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975), che fa propria, da cui nasce alla Poesia e che sa unire alla sapienziale osservazione dell’ambiente – qui sicuramente appresa da Andrea Zanzotto (1921 – 2011) –, ci offre l’esempio più lampante di cosa sia e che cosa significhi fare arte: la Lezione di Cappello ci insegna che fare arte significa uscire da se stessi; significa rinuncia totale dell’Io, ottuso, ottundente; significa rinuncia del corpo e della sua propria rappresentanza, sano o malato che sia.

Ma bisogna notare che Cappello è un poeta essenzialmente dialettale, quindi da intendersi come maggiore, che però riusciva mirabilmente anche in lingua, e pochi ce ne sono di così abili nel “salto” linguistico; anche se nella sua versificazione in friulano marca l’apice, l’anima della sua opera, perché è qui che il suo atto creativo intercetta pienamente e sa riconoscere, più che in lingua, quella vibrazione primitiva, originale, che fa la Poesia, che fa tutta l’Arte: il poeta autentico, l’artista, sente e riconosce la vibrazione creaturale della Natura, del Cosmo, e il suo esaurirsi, cui cerca di dare una forma leggibile, condivisibile, con gli strumenti e i materiali a lui più prossimi, più propri, per tentare il vero che non sia mai verità.

E leggo Pierluigi Cappello non perché necessiti di una mia lettura,come è certo che nessun poeta ne abbia davvero bisogno perché ogni artista si manifesta da sé nell’opera; no! non è certo per questo che ricerco in poesia, ma non dimentico nessun poeta che ho incontrato, anche solo per averlo letto, che è la cosa più importante, e riconosciuto come tale.

Ecco, leggo Pierluigi Cappello perché amo dedicarmi a chi credo ingiustamente trascurato o, addirittura, dimenticato perché tutti meritano ascolto e attenzione vivi, continui.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI:https://youtube.com/shorts/EyGoBFfx4rQ?feature=share .