CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA
Poeta: PAOLA SILVIA DOLCI
da "Ho zero anni" di Paola Silvia Dolci, in "Diario del sonno" (Le Lettere 2021)
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Ho zero anni.
Perdo i denti, provo sgomento ma non li ho persi tut-
ti, solo alcuni e quelli persi benché posticci possono
essere reinseriti nei buchi delle gengive.
Sono gravida e partorisco molto rapidamente, senza
dolore. Mi stupisco, la nonna mi raccontava di quan-
to fosse spaventoso mettere alla luce un figlio, mia
madre ha avuto due cesarei. Il mio bimbo è un ma-
schio e già parla.
È strano, appena nato sembra abbia un anno e
mezzo mentre avevo già una figlia più grande che è
ancora in fasce. Non amo quella bambina, non l'ho
cresciuta, non me ne sono occupata. Le mie atten-
zioni sono per il maschio che in effetti è bellissimo
e bravissimo mentre l'altra è così gracile e minuta.
Non mi spiego perché se ho avuto prima la femmina
il maschio sia più grande e già parli.
Capisco che me l'hanno sostituito, non è figlio
mio, forse non ho nemmeno avuto un secondo parto,
mi sento un mostro per non aver badato e accudito la
piccola. Lei non è morta ma è come se fosse destinata
a non crescere più, destinata alla disperazione perpe.
tua. Lei è la mia vera figlia.
NOTA DI LETTURA
L’Arte è traduzione e semplificazione delle forme naturali.
In Poesia queste forme naturali si traducono e si semplificano attraverso l’utilizzo di parole, che assumono la funzione di materiali; mentre i supporti, fisici o digitali, sono strumenti utili alla lavorazione del materiale parola.
Per questo le parole in Poesia si usano per dire ma, soprattutto, per disegnare immagini nitide e che non lascino scampo, perché al poeta non deve mai mancare il coraggio dell’immagine, a partire dalla propria rappresentazione.
Il poeta allora deve essere in grado di tradurre una visione sulla pagina e conservare questa sua propria tensione verso l’immagine dentro ogni verso che scrive attraverso l’utilizzo di poche parole esatte: una poesia può dirsi un tentativo “riuscito” di rappresentazione di un attimo – per questo un componimento in versi che sia Poesia è sempre, per sua natura, d’occasione – solo quando ci permette di vedere, dentro e oltre il testo, quello che è stato quella visione; quindi è la testimonianza di una immagine quello che deve lasciare impresso nelle nostre retine la lettura di una poesia, che rappresenta e vive solo all’interno di parole che, messe insieme, provochino una vibrazione sonora – questo e solo questo si deve intendere quando si parla di musica in poesia – che giunga dritta al senso.
E Paola Silvia Dolci ci permette proprio così di vedere tutto quello che può accadere dentro lo spazio ristretto di una poesia, che nel suo dettato non azzarda improbabili accapo ma si distende sinceramente al passo della prosa, fatto formale assolutamente apprezzabile e che denota una “coscienza” compositiva matura e autentica, e che le permette per questo di rimanere nella poesia: la Poesia è un vedere che si attacca alle cose; e la parola è quel materiale di innesco che accende memoria e ricordo, che ricerca l’immagine e la sua forza, come questo poeta dimostra di saper fare.
MASSIMO RIDOLFI
ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtu.be/sTz8L8wn2zw .