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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: DAVIDE CORTESE

da "Zebù bambino, 4° e 15° movimento" di Davide Cortese (Terra d’ulivi Edizioni, 2021)

 

ZEBÙ BAMBINO

4° movimento

Gioca ai dadi con le bambole

il piccolo Zebù.

A una ha dato il nome

della madre di Gesù.

Tatua fiori di melo e serpenti

sul seno di plastica di Maria.

Poi rosicchia quel seno coi denti.

Succhia il latte che finge vi sia.

15° movimento

Vuole la giostra con un solo cavallo.

Vuole un sole che non sia giallo.

Vuole andar piano ma arrivare presto

accendere la luce per vedere il buio pesto.

 

NOTA DI LETTURA

L’intellettuale è quella persona capace nell’agire all’interno della società: ne è in verità il reagente in grado di produrre la sua analisi.

La poesia rappresenta certamente il prodotto più particolare di questo reagente, perché se è vero, come è vero, che la poesia rappresenta il risultato, l’esito di un attrito tra conscio e inconscio – perciò pienamente inafferrabile -, cioè tra uomo e Natura, tra uomo e Cosmo, rimane pur sempre un tipico prodotto, un manufatto, dell’intelligere umano.

Che è proprio quello che troviamo nella poesia di Davide Cortese, concetto quello del reagente che vedo particolarmente rispettato e concentrato in questo suo ultimo lavoro – Zebù bambino, Terra d’ulivi Edizioni, 2021 –, originalissimo, che interessa, notevole, che dimostra coraggio, che è colto ma facilitato, accessibile a ogni memoria emotiva, unico strumento per accedere all’Arte.

Siamo di fronte a un poemetto, diviso in 21 movimenti, che ci racconta con luminosa grazia i passi incerti, i voli sconclusionati di Zebù, un angioletto selvatico testimone di un fatto antico: l’Avvento di Cristo sulla Terra.

E per farlo Cortese si affida a parole semplici, le più semplici e rispettose possibili, ma senza mai perdere il contatto con il Vero di questo nostro quotidiano di “plastica” e di “guerra” dove tutti “annegano”; vale a dire senza mai rinunciare alla sua funzione di reagente, senza mai scontare alla storia una parola, che a scavarla è assai dura, la parola lavorata all’agilità contenuta in questo suo libro.

In ultimo segnalo la commossa dedica a Gabriele Galloni (1995 – 2020) [segui link: https://bit.ly/3WuiABy ].

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/h2ayQE-WlN4?si=EnSIkaIECMiOmarE .