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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: JOAN JOSEP BARCELO

da "l’equilibrio equidimensionale dell’attinio" di Joan Josep Barceló i Bauçà, in "electronegativitat - elettronegatività" (Il Convivio Editore 2019)

L’EQUILIBRIO EQUIDIMENSIONALE DELL’ATTINIO

Three quarks for Muster Mark!

Sure he has not got much of a bark

And sure any he has it’s all beside the mark.1

l’elementare.

il grido di un gabbiano. la creazione.

il silenzio. l’errore indivisibile.

tu ed io.

l’oceano. il principio. la rigenerazione. il fascino nel deserto.

l’al di là. il fondo delle acque del mare. sorrisi.

la cima di un’intera vita. la parola. le terre irlandesi.

un tavolo. le radici di un albero. un sogno.

noi.

le farfalle sono svanite da tempo – mi piacevano –

interagivano tra l’implosione e l’esplosione di un tempo inaudito.

hanno stimolato la vita – la capacità di vedere a colori –

mentre gli altri insetti

cospiravano contro di loro con le fiamme del fuoco.

  1. dal libro Finnegans Wake di James Joyce

 

NOTA DI LETTURA

Diffidare sempre del poeta che precede la lettura delle proprie poesie da chiarimenti, e peggio ancora sono quelli che addirittura li proseguono, dopo la lettura: se non è nel testo non può essere da nessuna altra parte la Poesia, e tutto quello che oralmente, oltre alla lettura, si cercasse di aggiungere, sarebbe solo aria sprecata e una poesia mancata, di cui rimarrebbe unicamente lo scolastico tanto in voga tra Milano e Roma. Quindi questa è la spia da osservare quando si scrive poesia, da tenere sempre sottocchio – anche i critici dovrebbero prestarci attenzione e non lo fanno –; vale a dire di valutare attentamente se il testo è, in qualche modo, compiuto, cioè se sia autosufficiente; semplificando, se sia in grado di stare in piedi con i suoi propri piedi quando lo si licenzia, che non abbia bisogno insomma più di alcun sostegno eccetto quelli della pagina e della voce, pagina che va detta – e non letta – così com'è.

Le parole, lo ripeto, si usano per dire, cioè per disegnare immagini limpidissime sul foglio bianco della pagina, le più limpide possibili, in modo che tutti, senza ridicoli additivi verbali, siamo in grado di vederle semplicemente leggendole; e i libri – e mi ripeto ancora – sono scritti per essere letti e non per essere chiacchierati. L'esegesi, cari i miei professori, risparmiatevela per Cucchi e per Buffoni – a loro credo interesserà, alimentatori seriali di questa chiacchiera che fate, da matti!, sulla Poesia, che proprio se ne infischia del vostro chiacchiericcio a saturare l’aria –; e per le vostre pesanti ore di italiano che continuate a fare a scuola risparmiatevela, cioè risparmiateci lo scolastico, che fate più danno di una grandinata in primavera, che le vostre quattro carte scritte rimangono inevitabilmente inanimate, incomprensibili, al di fuori della vostra trista cameretta, che è inutile soffiarci sopra altre parole: la logorrea ammazza sia il poeta – di cui si può fare senz’altro a meno – che la Poesia, purtroppo.

La Poesia deve sempre racchiudere in sé una notizia nuova, e non il rumoroso rimastichio di vecchi concetti o, meglio, di oggetti da robivecchi, di rottami intellettuali.

Come, forte e chiaro, ci giungono notizie nuove dall’isola di parole che disegna Joan Josep Barceló i Bauçà, che con l’esperienza del poeta, cioè dell’uomo, è capace di non aggiungere un lemma in più al senso della vita, e lasciarlo sulla pagina bianca così com’è, scarna o grassa che sia stata la sua esistenza, non inventando niente, non perdendosi in chiacchiere, in inutili chiarimenti di ciò che non si sa ma che ugualmente si pretende di spiegare: il poeta è l’economo della parola, della lingua, e non il suo magazziniere.  

MASSIMO RIDOLFI

 

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/watch?v=NZ8x5g8Q9lw&si=EnSIkaIECMiOmarE.