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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: RITA PACILIO

da "A un tiro di fune..." di Rita Pacilio, in "La venatura della viola" (Ladolfi 2019)

A UN TIRO DI FUNE …

 

Questo istante indimostrato è un punto

smosso dai nostri piedi soldati

ordinati come soprammobili bianco grigio

e tempesta.

Non giubila il frullatore

né il timbro compiuto dell’acqua nel bicchiere.

Al valzer di guerra sulle statuine

fa da sottofondo la polvere.

Lingue rinserrate tra i quadretti del foglio

obbediscono ai ghirigori

per questo motivo giuriamo di traboccare

nello sforzo mantenendo la solita postura

il collo inclinato

i sospiri dietro il naso che tira su

gli occhi voltati.

 

NOTA DI LETTURA

Le “scuderie” della presunta Formula 1 della poesia italiana, Buffoni, Cucchi e altri, dove dell’autoreferenzialità si è fatto sistema editoriale, hanno provocato un appiattimento della scrittura in versi negli ultimi venti, trent’anni che non ha precedenti in Italia e nel mondo, e che ha prodotto manierismo, imitatori di imitatori, dove non si sorpassa più nessuno, tutto preso dai motori di Montale e di Raboni e fino a precipitare nel tutto uguale, vale a dire fino a sprofondare in una scrittura manierista, solo imitativa appunto, e nella vita non può accaderci nulla di peggio che avere dei maestri mediocri, del tutto privi di talento, che se un talento lo trovassero, si impegnerebbero solo a soffocarlo riportando il tutto nella più insostenibile noia dei fatterelli personali; ma, in più,  come pure dicevo una sera ad Ancona, a chi mi rispondeva che tanto non importa, ecco, certo che non frega niente a nessuno, ma questo sistema, che è un vizio, fa canone, che significa che domani una persona che andasse, ad esempio, a comperare un libro dalla collana Lo Specchio di Mondadori, troverebbe da leggere questa roba qui, credendo sia poesia, cioè che così si scrivono le poesie e, soprattutto, che l’uomo sia capace di scrivere poesie: il problema non è la diversità ma l’indistinguibilità, e ciò vale soprattutto come principio sociale e di vita, quindi anche come concreto concetto d’Arte.

Allora, se si volesse davvero affrontare allo scoperto la realtà della poesia italiana contemporanea – come si fa qui senza tema di smentita –, bisognerebbe per forza smarcarsi da tale sistema artritico e sciogliersi nella lettura, ad esempio, di Rita Pacilio, perché nella sua versificazione si fa distinguibile, e la caratterizza un uso originale del correlativo oggettivo – concetto teorizzato per la prima volta dal poeta americano Washington Allston (1779-1843) nel saggio Lectures on Art, pubblicazione postuma del 1850: la prima pubblicazione del saggio Hamlet and His Problems di Thomas Stearns Eliot (1888-1965) è solo del 1919, dove il lavoro di Allston non vi è neanche citato –, che qui vediamo schizzato sul foglio bianco come i colori in una tela di Jackson Pollock (1912-1956), e il processo compositivo non perde mai di spontaneità e di fantasia, di spinta sorgiva, di Vita, e tutto saldo a questa si tiene.

MASSIMO RIDOLFI

 

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/toRnWiMUaVA?si=EnSIkaIECMiOmarE