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CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

Poeta: ELZIDE GIOVAGNETTI

da "Io, madre" di Elzide Giovagnetti, in "È tutto qui" (Montag 2019)

 

IO, MADRE

Anche io, madre

ho scaldato i semi

fino ai germogli,

recisi nel tempo

per farne dono.

 

NOTA DI LETTURA

Purtroppo si confonde la critica letteraria con il compitino in classe, con lo scolastico: un critico deve cercare di esprimere il suo proprio pensiero, per quello che vale, rispetto a, e non il pensiero di qualcun altro rispetto a come qualcosa che assomigli a, e il tutto con brevità e con la massima semplicità possibile, evitando come la peste citazioni e stando al testo. Insomma, l'importante è leggere le poesie e nient'altro, armati principalmente della propria esperienza di essere umano. Tutto qui, più o meno.

Per brevità, diciamo, che bisogna tenersi al riparo dall’intellettualistico figliato dalle università italiane negli ultimi cinquant’anni: ma è una china precipitata presa dall'avvento di Andrea Cortellessa, imitatissimo, purtroppo: atteggiamento tossico, elitario, artificioso che non ha portato un solo lettore alla poesia, che ovviamente allontana, ed è utile solo all’ego di chi scrive.

Sento non pochi dire, e del campo, che la poesia non è per tutti: Vecchi scemi1 – anche se alcuni tra questi sono molto giovani.

Se non è per tutti, non è poesia.

Ci è utile allora, per tornare all'umano – che è poi l'uomo che scrive poesie –,  leggere nella concretezza del dettato di Elzide Giovagnetti, poeta che va dritto alla questione poetica, dello scrivere versi qui intendo – che è un'arte, ahimè l'unica che non si insegni –, senza perdersi in inutili pensieri di "progetto", perché tutto in poesia di tiene insieme da sé, in un equilibrio inaspettato di pochi segni. 

La Poesia, allora, vediamo che ha bisogno davvero di pochi oggetti e le è mortale la chiacchiera, soprattutto quella inutilmente complicata: la complessità si trova sempre un gradino sopra la stupidità.

MASSIMO RIDOLFI

 

  1. dal titolo di una poesia del grande lirico inglese Philip Larkin (1922-1985), in Finestre alte, Einaudi, Torino, 2002, p.25.

 

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/puucDF34BhA?si=EnSIkaIECMiOmarE .