• CANTORO
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

339343832_900085957953422_7662095399030396040_n.jpg
339980594_208684955218364_7128464519454794210_n.png

CORALE:
SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

Poeta: IRENE BALDIN

da "Gli incubi del veggente, IV" di Irene Baldin, in "La Folle Luna di Trystan" (SalazArt 2020)

GLI INCUBI DEL VEGGENTE, IV

Ma si è fatta davvero l'ora di andare

è buio quanto l'oblio

non vedo nemmeno la luna di Trystan

non esiste più niente

una volta scostato il velo

soltanto il nero.

 

NOTA DI LETTURA

Il poeta dice sempre quello che vede, o che crede di vedere, e mai quello che immagina di vedere.

Immaginare (reimmaginare il già visto) è il lavoro del romanziere e mai può essere il compito del poeta.

Poeta è colui che vede, si è già detto, qui, mi pare, da qualche parte prima di adesso, e allora mi ripeto. 

Quindi è un canto dell’umano questo raccolto dettato di Irene Baldin, calmo, lieve, che intona una canzone carezzevole, che accoglie vite e sogni, protette però dalla malinconia perché guasterebbe ogni cosa, soprattutto quelle esistenze minime, della mente, che il poeta qui segna, indica alla conoscenza, perché, innegabilmente, “Percorriamo strade sconosciute // tortuose e labirintiche / dove di quando in quando // // troviamo meno dolore.”

MASSIMO RIDOLFI

 

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/azy24whAW-A?feature=share .