CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
Poeta: RICCARDO MAZZAMUTO
da "La volpe e il gatto, IV" di Riccardo Mazzamuto, in "La volpe e il gatto" (Lieto Colle 2016)
IV.
L’uomo cane bianco
non divulga, borbotta
forse abbaia, mangia
crocchette spine e pollo…
piange con gli occhi
arrossati, il collare
stretto al collo da pulci.
Basterebbero quei
privilegi ceduti
in concime alle vostre
piante da patrimonio
per renderlo almeno
un uomo cane sazio.
NOTA DI LETTURA
Troppi poeti oggi continuano a scrivere, nel solco della peggiore tradizione montaliana, di un mondo inesistente, di ciberneti e fantasie di genere degeneri, addirittura in una prosa scontata e manierista che pretendono di fare passare per poesia solo perché la mandano accapo un tanto l’etto; insomma, scrivono di tutto un mondo inventato mentre è vero che stiamo tornando all'età della pietra, e che l'uomo continua a massacrarsi nella carne, solo che lo fa con armi più pesanti: è tutto qui il peggio della "poesia" italiana contemporanea, totalmente staccata dalla realtà, tutti testi da sigillata cameretta, senza né arte né parte; ma più di tutto manca il cuore del pensiero, dove a dettare ogni parola è rimasto invece solo l'ego, ed è del tutto estranea l'empatia.
No, non è certo questa la strada; ce ne possono essere tantissime, e diverse, ma non è sicuramente quella presa da questi.
È invece certamente incoraggiante quella intrapresa da Riccardo Mazzamuto, che non stacca un passo dalla terra o dalla Terra, che in cielo è vero che vola di tutto ma mancano all’appello i sogni di un mondo migliore e possibile, dove ci ritroviamo tutti come asfittici Prigionieri senza / sogni d’aria, dove Abbattono anime / ostinate vicino / al muro diventato / deserto con colpi di / preghiera a salve: la poesia di Mazzamuto ci rivela – la Poesia è rivelazione – un uomo che con le proprie forze cerca ancora di salvarsi; un uomo ancora fatto tutto di carne e ossa; un uomo che ancora non ha imparato a volare, grandemente insufficiente a se stesso per grazia ricevuta.
La poesia di Riccardo Mazzamuto ci dà notizia della nostra malcelata insufficienza.
MASSIMO RIDOLFI
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