CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
Poeta: VALERIA DI FELICE
particŭla da "Il Battente della Felicità" di Valeria Di Felice, (Giuliano Ladolfi Editore 2019)
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Devo farlo ora – mi dico –
scegliere la fonte del sorriso
la perla cullata nella bocca
della gioia.
Devo darlo – ora – un bacio al tuo bacio,
la piuma scarlatta scivolata
sulla levità del mondo,
il guanto bianco accovacciato
sulle rive dell’altro.
NOTA DI LETTURA
La Poesia, quella autentica, quella con la maiuscola, necessità del dato esperienziale se non ci si vuolesse produrre in falsità, se non si volesse rimanere a Montale ma ripartire da Ungaretti, sicuramente Il Poeta, il Maggiore poeta italiano di sempre e tra i davvero giganti dell'umanità.
L’estate scorsa una cara amica, poeta, mi ha detto: "Hai ragione: è completamente falso. Io l'ho letto al liceo. Sai. Montale. E c'ero cascata. Invece è tutto falso." E proveniva, purgata, da una lunga ricerca su Sanguineti, vero, autentico, mai scontato.
La Poesia, dunque, si è già detto essere un manufatto umano, sicuramente tra i più misteriosi, ma rimane, quando è tale, un dato di realtà, un gesto naturale, dettato dalla Natura, quindi mai artificiale: oggi, ahimè, invece si promuove la poesia artificiale, ragionata tutta a tavolino senza mai affacciarsi un attimo alla finestra, senza uscire mai di casa, senza farsi mai una ferita con la Vita, manco un taglietto, dove si pretende di parlar d'amore – la Poesia è solo d'Amore, che sia chiaro pure questo – senza aver mai né amato né averlo avuto mai in dono il corpo nudo di un uomo o di una donna, liberi: ecco, allora, la poesiola prosastica, a tema, programmatica, ormai saggistica, morta poesia, la poesia dei morti alla vita, alla bestemmia, esangue, pingue, sciancata, rotta, per finta, fintamente, tutta irrimediabilmente falsa.
Se volete questa roba qui, l'artificio della falsità, l'imitazione di ciò che non si è mai vissuto, potete rivolgervi a Buffoni, a Cucchi, a De Angelis, a Magrelli, cioè alla Scuola Statale dei Peggiori, ma mai da questa parte: qui si ricerca e discute il Vero e mai la Verità.
Invece bisogna uscire “dalla tasca della nudità”, ci dice Valeria Di Felice, allora esporsi, farsi corpi esposti alle intemperie del vivere quotidiano, che non è mai perfetto, che non chiude mai una rima piana ma che ha e trattiene intatto un proprio ritmo, un battito, un respiro e un passo riconoscibili: allora bisogna farsi riconoscibili perché si è!diversi.
MASSIMO RIDOLFIy
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