CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
Poeta: STEFANIA MIOLA
da “Improvvisa è la vita nel deserto” di Stefania Miola, in “Souls in Bloom – Letters from eternity” (Prodigy Published, Phoenix, Arizona, USA, 2020)
IMPROVVISA È LA VITA NEL DESERTO
(Nel mio deserto)
Una stilla di speranza
scivola sulla vita.
Piove ora in quello spazio
dimenticato da Dio
déjà-vu, di polvere sofferente.
In letargo sotto la superficie
un piccolo germoglio
afferma che non vi è morte.
È già scritta la vita del fiore.
Una minuscola ferita del ramo
da cui sgorga un fiore e poi un altro.
Uno shock osmotico
nelle vene dell'anima.
Quanta magia è l' amore.
Proteggimi, curami
non chiedo altro.
NOTA DI LETTURA
L’arte non è ossessione, quindi non lo è la scrittura, quindi non può esserlo la poesia, quindi non lo è il falegname che ogni mattina apre la sua bottega: l’ossessione è patologica e crea testi patologici che interessano probabilmente la psichiatria ma mai l’arte, che richiede momenti, brevi o lunghi, di serenità per potersi manifestare tra gli uomini.
Che prima di tutto ci si preoccupi della qualità del legno, come farebbe un buon falegname appunto: questo è naturale.
Il pensiero costruttivo, delle costruzioni, strutturale, programmatico, non è poetico e non sarà mai poesia.
La grazia, sì, è poesia, perché rende verosimile la visione altra, l’esercizio dell’inaspettato, che ci sono possibili se ci si pone in ascolto, profondamente, materialmente: materialmente vuol qui significare porsi in ascolto con il proprio corpo, prima di tutto, prima di segnare qual si voglia foglio, bordo di giornale, carta di scarto che si ritrovasse, per miracolo, fatto prima culturale e poi formale atto artistico.
E non parlo di “postura”, come da già troppo tempo sento dire dilettantisticamente: il corpo è complesso organismo mobile, particolarmente plastico, che muove appunto, quindi che non può alcuna postura almeno che non sia patologicamente offeso, che deve per forza muovere e accogliere, aria, piante, animali e cose; come la sublime prova di un fiore, esemplare eppure caduco.
E così muove il suo corpo Stefania Miola, scivola sulla vita, e resta quel piccolo germoglio dove non vi è morte ma il principio.
Della vita, muovendo, il dettato di Stefania Miola fa raccolto e canto, cioè ci ridice di questo suo speso passaggio tra gli uomini e laNatura che, inevitabilmente, già prima,dentro il silenzio che prepara al fragore della nascita, ci governa e ci fa sua innegabile creatura.
MASSIMO RIDOLFI
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