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CORALESETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

Poeta: PATRIZIA GNARRA

da “Atlantide, n 6” di Patrizia Gnarra (Il leggio 2023)

n.6

Sulla pietra indifferente rinasco

intreccio tra ombra e luce di messi

mentre al varco lupi aspettano greggi

Per me risuona in petto certo l’ammanco

ma ogni tempo sia da noi benedetto

nel sacro mescere di sale e miele.

NOTA DI LETTURA

Quando, parlando e scrivendo di poesia, dico Falso, non intendo certo che un testo manchi di Verità – che non è mai una categoria dell’arte, si è detto più volte – ma di Vero, cioè che il poeta, mettiamo Montale tanto per esser chiari, finge in tutto ciò che scrive, vale a dire che con i suoi testi manca ogni volta il Vero che deve portare in seno e seminare ogni parola scritta. 

E dopo un esempio di Falso poeta, allora ne faccio uno di Veronominando Ungaretti.

Ecco, questi sono i termini di paragone per meglio intendere quando dico o scrivo Falso o Vero in poesia.

Montale, poiché è Falso ciò che scrive, vale a dire non aderente alla vita vissuta, all’esperienza del vivere, finge dalla prima all'ultima parola di ogni sua poesia; Ungaretti, al contrario, è sempre Vero perché non finge mai la sua aderenza alla vita: la poesia non è un altro modo di fingersi vivi. 

Lo scrivere versi di Patrizia Gnarra corrisponde a questo Vero che cerco in poesia, a questo emerso dalla poesia, ché non finge la sua aderenza alla vita: è un battere partecipe il tempo secolare il suo scrivere, un lasciare traccia qui di un concreto passaggio di vita: sono ricordi del vivere che riporta il poeta incorniciandoli in piccoli quadri, che cercano un racconto possibile dell’umano esistere e di cose mai viste, riportate alla luce quotidiana, per questo sacre.

MASSIMO RIDOLFI

 

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