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CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

Poeta: FABIO BARONE

da "Malinconia" di Fabio Barone, in "Il giuramento sulla città" (Meridiana 2021)

MALINCONIA

Ascolta il silenzio muoversi fra le
vie, inciampa sui tetti delle case
nell’andamento del treno, vedi

com’è mancato il tempo in questa
domenica di vago sentore d’api,
non c’è guerra nel cielo aperto

il volto si serra a seguire l’Appennino
dei piedi, è un evento ascoltare
puntuale il rintocco delle campane

NOTA DI LETTURA

La Poesia rappresenta, nell’accezione più piena, il più grosso inciampo che possa capitare nella vita di un uomo. E ci vai a sbattere la faccia. E ci arrivi a farti male. E ci perdi il sonno. E finisci per spenderci una intera vita.

Volubile. Assassina. Da non farci nessun affidamento. Va con chi vuole. Va con chiunque. E ti riprende quando vuole. Si fa capire. E, un attimo dopo, torna incomprensibile.

Non dimenticherò mai quando Stuart Z. Perkoff, sul letto di morte, straziato da un tumore ai polmoni, stordito dalla morfina, chiese a Philomene Long, la sua ultima compagna, di portarle un registratore, ché sentiva le Voci della Signora, ché aveva una poesia dentro, il giorno prima di morire; e così Philomene, da un letto d’ospedale, il 25 giugno 1974, raccolse su un nastro magnetico il canto ultimo del Profeta di Venice, Death Bed Converation, che ho avuto il privilegio di ascoltare.

La Poesia non ti lascia neanche morire.

La Poesia non è letteratura perché non resta neppure a costringerla con le catene dentro una parola scritta.

La Poesia è un giuramento fatto a non si sa chi, e senza neanche volerlo.

La Poesia, sembra volerci dire Fabio Barone, è un giuramento sulle città, che costringono noi uomini dentro case e strade, a circondarsi di cose tutte da nominare per poi saperle riconoscerle per non andarci a sbattere col muso. Così il poeta di Francavilla al Mare costruisce questo suo libro di storie particolari, di vita, ascoltate, prima che scritte, tutte con le proprie orecchie, prima che viste. E allora ci porta tra le sue pagine di versi a fare conoscenza degli umani di città, percorrendo strade, entrando nelle case.

Una città di luoghi più o meno illuminati ci presenta Fabio Barone, dove “È acuto il silenzio”, sperando di ritrovarci riflessi in qualche specchio, o affacciati a una finestra, o appoggiati a un muro, o seduti su una panchina, e riconoscersi; ché se non ci fosse questa azione del verso, che è propria dello scrivere del poeta, tutto resterebbe zitto, strade e case, specchi e finestre, muri e panchine.

La Poesia, capiamo bene dopo la lettura di questo poeta, chiede un giuramento di fedeltà che promette in cambio l’eternità. E non si fa che scrivere versi dentro questa promessa.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/Aiqqn5gbzF4?si=GidloWr3-vWp8Ra9 .