Su “Il Messaggero” del 2 giugno 1962 apparve un mio articolo – non avevo ancora compiuto 20 anni, ma già collaboravo da qualche tempo al giornale – intitolato: “La cattiva acustica della sala comunale rovina sistematicamente ogni conferenza”. Il sommario diceva: “Dalla sesta fila in poi è quasi impossibile udire qualcosa: per cui si inganna il tempo chiacchierando o dormendo – La costruzione di una nuova sala si impone – Audizioni musicali”. Allora la sala consiliare comunale, quella di Piazza Orsini, era l’unica sala in cui si potevano fare conferenze (il ridotto dell’Apollo non era disponibile e quello del Comunale era stato abbattuto insieme con il Teatro), e proprio in quella sala c’era stata una conferenza del prof. Giuseppe Ravegnati, (nato a Coriano il 13 ottobre1895,Ravegnati era un apprezzatissimoscrittore, critico letterario, giornalista, poeta, traduttore e archivista, morirà tre anni dopo a Milano, il 20 maggio1964), sulla poesia di Salvatore Quasimododi cui aveva letto anche alcuni versi. Ero rimasto scandalizzato nel constatare che di quanto diceva Ravegnati dalla quarta fila in giù sfuggivano molte parole e dalla sesta in giù non si capiva quasi niente, per cui alcuni presenti parlavano tra loro e qualcuno dell’ultima fila addirittura sonnecchiava. Nell’articolo ricordavo che, quando si era parlato della costruzione del nuovo Teatro Comunale, che doveva prendere il posto del vecchio glorioso teatro ottocentesco, si era detto che sarebbe stata realizzata una sala per conferenze nei locali sottostanti il cine teatro, che poi però erano stati anch’essi occupati dalla Standa. Era assolutamente necessario, scrivevo, avere a disposizione a Teramo una sale per conferenze, dall’acustica perfetta, dai criteri moderni, in modo che tutte le iniziative culturali future nonrisultassero squalificate in partenza dal provincialismo già tante volte condannato in passato. Aggiungevo che ora che la cultura moderna non poteva fare a meno di proiezioni cinematografiche, specialmente per conferenze di carattere scientifico oltre che quelle di carattere letterario, sarebbe stato necessario fornire la sala per conferenze di un impianto cinematografico. Si trattava, sottolineavo, di un delicato e sentito problema di Teramo. Dicevo che lo stesso problema si poneva per le audizioni musicali: si avvertiva l’esigenza di un vero auditorium. La sala del Convitto Nazionale, che veniva spesso usata come auditorium, presentava anch’essa gravi problemi di acustica, avebdo strani rimbombi, che rovinavano ogni tipo di esecuzione musicale. Eppure Teramo aveva “vetuste e gloriose tradizioni in campo musicale”, osservavo, l’Istituto Musicale “Braga” preparava ottimi musicisti e l’AGIMUS disponeva di ottimi musicisti e in città c’erano tanti amanti della musica. Un auditorium era assolutamente indispensabile. Concludevo dicendo che sarebbe stata cosa buona anche avere un’unica sala da utilizzare per conferenze e concerti, che avrebbe senza meno reso felice una larga schiera di teramani.
Da quell’articolo mio del 1962 sono passati sessantadue anni. Il mio augurio non si è mai realizzato. Teramo non si è mai dotata di una sala per conferenze dall’acustica perfetta né di un auditorium. Tulle le sale che vengono attualmente usate per conferenze, convegni, presentazioni di libri e vari eventi culturali sono del tutto inadeguate per la pessima acustica e ascoltare ciò che dice chi parla è un’impresa. L’unica sala che aveva una buona acustica era la sala San Carlo, ex aula della Corte d’Assise, ma è chiusa da anni, si dice per danni creati dal sisma, sui quali però non si hanno certezze della cui riparazione non si ha notizia. Anche la sala municipale è chiusa e non si quando riaprirà. Le altre sale sono un disastro: la sala ipogea è sorda oltre che grigia, la sala dell’Arca è piccola e altrettanto priva di una buona acustica, così come la sala dell’ex chiesa di Via Stazio, pure usata a volte come auditorium improprio, la sala di via Nicola Palma oltre che piccola è mal disposta e altrettanto sorda. Non parliamo poi del cortile della Biblioteca “Delfico”, dove un suono qualsiasi riverbera fino al soffitto di vetro per ricadere a terra almeno un centinaio di volte prima di spegnersi. Anche la sala attualmente usata dal salotto culturale di “Prospettiva Persona” non è il massimo così come il chiostro della Chiesa della Madonna delle Grazie che, tra l’altro, è all’aperto, il che la rende proibitiva nelle serate in cui fa freddo. In sessanta anni si sono succeduti la prima, la seconda e la terza repubblicana, diverse amministrazioni, democristiane, post-democristiane, di centro destra e di centro sinistra, ma Teramo non ha ancora un auditorium e una sala per conferenze con buona acustica. Quel mio articolo di sessantadue anni fa, del 1962, lo potrei riproporre ancora attualissimo oggi. Lo scrissi che non avevo venti anni, lo potrei riscrivere oggi che ho superato gli 81 anni di età.
ELSO SIMONE SERPENTINI