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IERIOGGII teramani dovettero aspettare un bel po’ prima che arrivasse davvero a Teramo la televisione. Iniziati i programmi ufficiali sul piano nazionale nel gennaio 1954, l’arrivo era stato annunciato per il 955, poi per il 1956, ma alla fine del 1956 non era ancora arrivata, tanto che nei primi mesi del 1957, come racconterò un’altra volta, ci fu anche una interrogazione parlamentare per sapere il perché del ritardo. Ma intanto la RAI aveva avviato una campagna di promozione e, su iniziativa del padre di Valter Veltroni, Vittorio, furono approntati dei nuclei mobili itineranti, chiamatiRadiosquadre, che realizzavano spettacoli in piazza e programmi radiotelevisivi locali per invogliare i cittadini a sottoscrivere l'abbonamento. Una delle radio squadre, affidata a Luciano Rispoli, fu nel 1955 anche in Abruzzo.Ad Atri la radiosquadra si occupò della Cattedrale, dove erano da poco cominciati i penultimi grandi restauri, conclusi poi nel 1964. Fu eseguita la canzonetta Cambane de Atre”, con i versi del Prof. GiuseppinoMincione, docente universitario e insigne latinista, all’epoca residente in Atri dove insegnava e la musica di Don Bruno Trubiani, all’epoca Vicario Curato di S. Maria nella Cattedrale. “Il Messaggero” del 24 luglio 1955 riportava la notizia dell’arrivo della Radiosquadra a Teramo, che era impiegata nelle zone a bassa densità radiofonica e difficilmente accessibili da altre forme promozionali. Uno degli obiettivi era anche quello di spegnere sul nascere le prime polemiche sul canone, che a partire dal 1° Gennaio 1955 era aumentato 2460 a 3300 lire per la radio  si era attestato sulle 18.000 per la televisione, tremila in più dell’anno precedente. I nuovi utenti erano esentati dal pagamento per i primi due anni.Accanto alla notizia dell’arrivo della Radiosquadra a Teramo, del successo che aveva avuto e della soddisfazione del sindaco colonnello Alfredo Biocca, il giornale annunciava l’imminente costruzione di altri lotti di alloggi minimi per un importo di 19 milioni, su progetto già approvato dal Genio Civile, l’impraticabilità della strada Teramo-Castagneto a causa degli acquazzoni e la praticabilità limitata ai soli mezzi “ippotrainati” e l’approvazione da parte della commissione edilizia comunale di un nuovo cinematografo a cura della signora Rosa RevelSimoncini di Ancona sulla circonvallazione Ragusa, su progetto dell’ing. Giuseppe Fulgenzi (che non sarà costruito). Riproporre questo articolo de “Il Messaggero” mi offre il destro di proporre quanto ci ha scritto una lettrice, Paola Filipponi, la quale rivendica una sorta di “primogenitura” di suo padre e di suo zio Mario nel riuscire a prendere il segnale TV a Teramo e a fare vedere i programmi in vetrina, con le persone che si accalcavano fuori. 
Gardat
Paola 
Filipponi scrive: “Papà raccontava che tutti si aspettavano che il segnale arrivasse da Pescara, come scritto anche da Serpentini, e nessuno vedeva niente.Papà e lo zio riuscirono invece ad intercettare una stretta finestra di segnale da Ancona, utilizzando un palo altissimo che issavano sul tetto del negozio di piazza Cellini soltanto quando era buio e nessuno poteva vedere il tipo di antenna e come era direzionataA fine serata spegnevano la TV in vetrina, abbassavano quell'antenna e ne montavano un'altra di altezza e posizione completamente diversa.Con questo trucco i concorrenti non riuscivano a capire come facessero a prendere il segnale, e papà raccontava che le persone acquistavano i televisori da lui perché dicevano che erano gli unici che si vedevano.Papà li vendeva e non li consegnava subito. Aspettò di vederne molti, poi iniziò a consegnarli ed installarli e, a quel punto, anche i concorrenti videro che tipo di antenne usavano.Più tardi arrivò finalmente il segnale tv da Pescara, via Castellalto.Ma nel frattempo i fratelli Filipponi si erano fatti il nome anche per i televisori e continuarono per molti anni ad essere quelli che ne vendevano di più.Papà raccontava anche del televisore fornito al teatro comunale, e della gente che andava in teatro a vedere i programmi televisivi.
 
Cronache del tempo che fu, quando la televisione si vedeva solo così. Io che abitavo a Campo Fiera uscivo di casa apposta per infilarmi giovinetto nel gruppo che si affollava davanti alla vetrina del laboratorio radiotecnico Di Bonaventura, sotto i Portici del Banco di Napoli. Mi era più vicino e mi fermavo lì, perciò non seppi che anche la vetrina dei Filipponi a Piazza Cellini forniva la stessa possibilità. Di quelle sere, alcune fredde, ricordo in particolare che bisognava stare attenti. Perché le persone si accalcavano, si addossavano l’uno all’altro (non dico altra, perché donne non ce n’erano, non si avventuravano) e poteva capitare che nella ressa e nella confusione qualche manina birichina vagasse, irrequieta…

Elso Simone Serpentini