Nella riunione del consiglio comunale di Teramo di sabato 29 marzo 1958, dopo aver fatto una breve cronistoria della costruzione del Teatro Comunale inaugurato nel 1868, il Sindaco Carino Gambacorta prese a illustrare le caratteristiche del nuovo cinema-teatro che ne avrebbe preso il posto, in un nuovo stabile che avrebbe ospitato a piano terra i Magazzini Standa. Prima, però, disse che, nonostante la divulgazione fatta, anche a mezzo stampa, non erano pervenute richieste di un totale rifacimento del teatro, con criteri moderni, ma soltanto richieste di concessione in uso o in affitto con l’impegno di eseguire sull’immobile lavori di sistemazione o riattamento. Il Sindaco riferì anche sugli infruttuosi tentativi di ottenere un finanziamento dalla Cassa per il Mezzogiorno e dall’INPS per la costruzione di un capace e moderno cinema-teatro, sulle numerose riunioni di giunta con i capogruppi consiliari riguardo alle trattative avviate con due concittadini, l’ing. Mario Fumo e l’avv. Nicola Storto, disposti a realizzare per conto del Comune un nuovo cinema-teatro previo abbattimento del vecchio. La loro proposta consentiva di risolvere al tempo stesso due gravi problemi, la cui soluzione stava molto a cuore alla cittadinanza teramana, come comprovava l’insolito affollamento da parte del pubblico nella sala comunale: quello di un nuovo cinema-teatro e quello di disporre al centro della città di capaci e idonei locali per allocarvi i Magazzini Standa oppure Upim, magazzini a prezzo unico che finora non avevano potuto istallarsi a Teramo per mancanza di locali idonei. Fumo e Storto prevedevano una spesa di non meno di 160 milioni per costruire l’immobile, completo di attrezzature e impianti, compreso quello per aria condizionata, per costruire un nuovo cinema-teatro, con capienza da 1.300 a 1.500 posti a sedere e di una sala a parte per conferenze e riunioni culturali con capienza di almeno 150 posti a sedere e locali commerciali a pianterreno e in parte del seminterrato. Le strutture sarebbero state in cemento armato, le fondamenta e le gallerie sarebbero state oggetto di particolare studio, i solai sarebbero stati del tipo misto con nervature parallele. La copertura del cine-teatro sarebbe stata realizzata con capriate di ferro e materiale “eternit” oppure con volta Sap, mentre per la copertura dei locali commerciali e delle altre parti dell’edificio si sarebbe provveduto con altra soluzione. Le murature esterne sarebbero state del tipo a camera d’aria, legate con malta cementizia e quelle interne con mattoni forati.
L’intonaco esterno sarebbe stato realizzato con malta cementizia a due strati e quello interno con malta bastarda a due strati. L’ingresso avrebbe avuto un pavimento in marmo, porte di cristallo, rivestimento delle pareti in marmo, legno lucidato, mosaico ceramico e quarzite, Le scale di accesso alle gallerie sarebbero state fatte in marmo, le pareti sarebbero state rivestite di quarzite per un’altezza di un metro e mezzo, la parte restante in ducotone. L’attrezzatura del guardaroba sarebbe stata realizzata in legno lucido, quella del bar sarebbe stata studiata secondo i concetti più moderni. La platea e la galleria avrebbero avuto il pavimento di granito gettato in opera, seguendo il profilo altimetrico più conveniente, i passaggi e i corridoi avrebbero avuto le guide in tessuto. Le pareti interne sarebbero state rivestite con materiale che avrebbe garantito una buona acustica, l’impianto elettrico sarebbe stato realizzato con tubi di acciaio “Conduit” e cavi sfilabili. Il sistema di riscaldamento, aereazione e refrigerazione sarebbe stato affidato all’aria condizionata, il cui impianto sarebbe stato realizzato da una delle ditte più apprezzate in Italia: Marelli, De Francesco, Aer-Ferrisi. Il palcoscenico avrebbe presentato una felice soluzione per ottenere una buona risonanza acustica. La cabina di proiezione avrebbe avuto una dotazione moderna, con due macchine “Laborcine” per proiezione in cinemascope. Sia la galleria che la platea avrebbero avute sedie imbottite. Successivamente il Sindaco Gambacorta passò al illustrare le caratteristiche dei locali commerciali da destinare ai Magazzini Standa, sia a piano terra che nello scantinato. Concluse la sua relazione spiegando che il progetto esecutivo, completo dell’analisi dei prezzi e di tutti gli altri legati, sarebbe stato approntato dopo che il consiglio comunale avesse approvato in linea di massima la proposta dell’ing. Fumo e dell’avv. Storto, dando parere favorevole, e dopo che il provvedimento fosse stato approvato dall’autorità tutoria.
Quando il Sindaco al termine della sua relazione, si sedette, pronto a dare il via alla discussione c’era nell’aula comunale l’atmosfera delle grandi occasioni e il numeroso pubblico che affollava la sala aveva il fiato sospeso. Finalmente Teramo stava per avere un nuovo moderno cinema-teatro, che avrebbe preso il posto di un vecchio rudere, giudicato da tutti irrecuperabile, e avrebbe avuto soprattutto i magazzini a prezzo fisso, la Standa. Teramo stava per diventare una città moderna, smentendo quanti continuavano a dire che fosse “una città morta” e i teramani, quasi tutti, eccetto qualcuno, erano pronti ad esultare.
Elso Simone Serpentini