Nella riunione del consiglio comunale di Teramo di sabato 29 marzo 1958, il cui unico punto all’ordine del giorno era l’abbattimento del Teatro comunale ottocentesco per far posto adun nuovo edificio che ospitasse un nuovo cine-teatro e i magazzini Standa, dopo i consiglieri Di Poppa, Martegiani, Profeta, e Ammazzalorso, il quinto ad intervenire fu il socialista avv. Giuseppe Lettieri, il quale tenne a chiarire che l’area comunale che il Comune avrebbe ceduto ai costruttori sarebbe restata di proprietà comunale. Si chiese poi se l’affare proposto dai costruttori al Comune fosse conveniente o meno e la sua risposta fu positiva: era conveniente, pertanto annunciò il voto favorevole del suo gruppo alla proposta del sindaco Gambacorta. Propose, però, che non fosse ceduta nessuna area comunale, dicendosi convinto che la mancata cessione non avrebbe pregiudicato la costruzione del nuovo cinema-teatro e gli scopi che con essi si intendevano perseguire. Prese poi la parola il consigliere repubblicano Nicola Marchegiani, il quale rilevò che era indispensabile e massimamente urgente disporre di un altro idoneo locale di pubblico spettacolo, per l’avvilente scadimento che i cittadini teramani dovevano subire a causa della inidoneità del vecchio. Elencò poi tre proposte, finalizzate a far sì che il Comune restasse proprietario del nuovo teatro una volta costruito:
1. Bandire un concorso per un progetto esecutivo completo di tutti i prescritti allegati, in base alle prestabilite norme di massima ed alla spesa con la previsione di tre premi;
2. Emettere, previa autorizzazione, un prestito obbligazionario al 6% da estinguersi in 20-30 anni con i redditi del fabbricato;
3. Appaltare la gestione del nuovo cinema-teatro e affittare i locali commerciali. Marchegiani osservò che la sua proposta avrebbe consentito di disporre di una pluralità di soggetti tra i quali scegliere il migliore, oppure fondere ed armonizzare gli elementi migliori di ciascun progetto presentato oltre che dare all’iniziativa un carattere cittadino. Dopo due nuovi e brevi interventi dei consiglieri Di Poppa e Martegiani, tesi a chiarire alcuni argomenti già espressi, prese la parola, mentre si allontanava il consigliere Ammazzalorso restando così i presenti 30, il democristiano on. Tommaso Sorgi. Disse che soluzione proposta dal sindaco di abbattere il vecchio teatro e costruirne uno nuovo si rivelava essere la sola possibile e offriva garanzie di serietà e di sollecita realizzazione. La trattativa intercorsa con i costruttori Fumo e Storto era buona, pertanto era raccomandabile non accantonarla o rinviarne la conclusione, altrimenti si sarebbe corso il pericolo di farla naufragare e restare con il vecchio teatro inutilizzabile ancora per lungo tempo. Non avendo preso parte alle riunioni della giunta e dei capigruppo, Sorgi disse di voler fare due osservazioni. La prima era marginale: bisognava impedire che la nuova costruzione intaccasse parte del demanio comunale. La seconda era più sostanziale: la concessione del nuovo immobile non doveva superare i 29 anni, con riserva delle parti di prorogare la durate o di modificare le condizioni in base al valore della moneta allo scadere della concessione.
L’intervento del consigliere socialista geom. Francesco Merlini fu breve: disse che la soluzione prospettata dal sindaco, di abbattere il vecchio teatro e di costruirne uno nuovo, era la sola realizzabile, non avendo il Comune la possibilità di contrarre un mutuo di 160 milioni per un nuovo teatro. Ogni rinvio e ogni indecisione avrebbe fatto solo perdere tempo. Il consigliere comunista geom. Angelo Masci si disse favorevole in linea di massima con la proposta del Sindaco, ma contrario alla concessione alla Giunta di una delega per definire il progetto esecutivo. che avrebbe dovuto essere approvato, invece, dal consiglio comunale, anche per procedere alla dovuta ponderazione del costo dell’opera. Il consigliere democristiano Bernardo Gramenzi disse che poco pratico e troppo gravoso sarebbe stata la costruzione del nuovo teatro o anche la contrazione di un mutuo da parte del Comune, pertanto la trattativa con i costruttori Fumo e Storto era molto pratica e ragionevole dal punto di vista economico. Demandare alla Giunta l’approvazione del progetto esecutivo e la definizione e la conclusione delle clausole contrattuali era opportuno. Suggerì di prevedere la revisione del canone annuo di 500.000 lire, da pagarsi al termine della concessione gratuita, ancorando il valore della moneta al prezzo del mercato del grano. L’ultimo consigliere ad intervenire nella discussione fu il democristiano Zeno Tomassini, il quale chiese alcune delucidazioni. Che sarebbe avvenuto se la costruzione, una volta iniziata, fosse stata sospesa? Gli oneri della costruzione e della successiva gestione sarebbero stati equamente a carico dei due costruttori? Chiese chiarimenti anche in merito alla durata del contratto e ai presumibili incassi del nuovo cinema teatro. Avuti i chiarimenti, si disse soddisfatto. Nessun altro consigliere chiese la parola, così il Sindaco Gambacorta dichiarò chiusa la discussione. In quel momento erano presenti in aula 28 consiglieri. Prima di passare alla votazione rispose brevemente ai consiglieri intervenuti e disse di voler fornire degli opportuni chiarimenti. Cosa che fece.
ELSO SIMONE SERPENTINI