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IERIOGGIAl termine della discussione, nella riunione del consiglio comunale di Teramo di sabato 29 marzo 1958, il Sindaco Carino Gambacorta, prima di mettere in votazione la proposta di abbattimento del vecchio Teatro Comunale dell’Ottocento e l’edificazione al suo posto di un nuovo cine-teatro e di locali commerciali da adibire a grandi magazzini, replicò ai consiglieri intervenuti e fornì alcune delucidazioni. 
Quattro furono i punti sui quali fornì chiarimenti.
1. La durata della concessione del costruendo edificio era stata determinata in 29 anni, calcolando il costo del progetto esecutivo, che non sarebbe stato inferiore ai 160 milioni di lire. Se la spesa fosse risultata inferiore, era prevista una riduzione della durata della concessione, di un anno per ogni 10 milioni o frazioni di 10 milioni in meno, purché non inferiore a 6 milioni.
 2. Se il Comune avesse provveduto a costruire direttamente l’edificio, non sarebbe riuscito ad ammortizzare un muto di 160 milioni in 40 anni con i fitti ricavabili dall’immobile.
3. Per la realizzazione dell’opera, il Comune avrebbe preso le opportune garanzie, una volta iniziati i lavori, per riavere in buono stato, al termine della concessione, i locali, gli impianti e le attrezzature.
 4. Il nuovo edificio, per la sua funzionalità, in relazione al duplice scopo da conseguire (il nuovo cinema-teatro e i locali commerciali), non avrebbe potuto occupare solo l’area di risulta dopo l’abbattimento del vecchio teatro, ma anche un’area di proprietà comunale, perché sarebbe stato necessario allineare il costruendo immobile alla sede dell’Istituto della Previdenza Sociale sul Corso San Giorgio, arretrarlo forse un poco dalla parte opposta per ampliare quel tratto di strada ed occupare un minimo della strada fra il teatro e la sede alla Pubblica Sicurezza, occupazione che sarebbe stata inferiore a quella in atto con la gradinata laterale, in modo che la strada risultasse ampia almeno 8 metri. Il Sindaco diede anche lettura di un comunicato stampa inviato ai corrispondenti dei giornali al termine della riunione, la seconda, svoltasi il 10 marzo tra i rappresentanti dei gruppi consiliari al fine di prendere nuovamente in esame la questione dell’abbattimento del vecchio teatro e della costruzione del nuovo, per risolvere un problema vivamente sentito dalla popolazione teramana e dall’opinione pubblica cittadina. Nel comunicato stampa si diceva che i rappresentanti dei gruppi consiliari, esaminate le proposte del Sindaco, avevano deciso di portarle all’attenzione del consiglio comunale, pur auspicando che altre proposte potessero pervenire al riguardo all’amministrazione comunale.
Il Sindaco disse che non si sarebbe opposto all’eventuale richiesta di sottoporre il progetto esecutivo all’esame del consiglio comunale, se fosse stata avanzata. Diversi consiglieri dissero che avrebbero preferito che fosse stata la giunta ad esaminare ed approvare il progetto esecutivo, per snellire le procedure ed entrare al più presto nella fase realizzativa vera e propria. Il consigliere repubblicano Marchegiani e il consigliere missino Di Poppa dichiararono di essere soddisfatti delle delucidazioni del Sindaco e annunciarono il voto favorevole alla sua proposta. Questa fu messa ai voti e, su 29 consiglieri presenti, ci furono 28 voti favorevoli e uno contrario, con tutta evidenza quella del consigliere missino ing. Riccardo Martegiani, che lo aveva annunciato durante la discussione. La delibera approvata era costituita da 7 punti: 1. Demolizione dell’attuale teatro e costruzione di un nuovo cinema-teatro della capienza di 1300-1500 posti a sedere, più un’apposta sala per conferenze, di almeno 150 posti a sedere, e locali commerciali in parte del piano terra e in parte del piano interrato, con ingressi propri ed uscite indipendenti; 2. Affidamento dell’incarico di progettazione e di realizzazione dei lavori di abbattimento e di ricostruzione all’ing. Mario Fumo e all’ing. Nicola Storto; 3. Occupazione della minima parte possibile del demanio comunale in aggiunta all’area di risulta dopo l’abbattimento del vecchio teatro; 4. Concessione gratuita ai signori Fumo e Storto dell’intero costruendo immobile per 29 anni se le spese fossero risultate non inferiori a 160 milioni di lire, con riduzione di 1 anno ogni 10 milioni o frazioni di 10 milioni, purché non inferiori a 6 milioni, meno di 160 milioni; 5. Proroga della durata della concessione della sola parte destinata a cinematografo e locali annessi fino raggiungere la durata totale di 40 anni.

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Per il periodo eccedente la concessione gratuita i signori Fumo e Storto avrebbero versato al Comune anticipatamente mezzo milione di lire e allo scadere della proroga i locali sarebbero tornati nella piena disponibilità del Comune; 6. I locali, così come gli impianti e le attrezzature, sarebbero stati restituiti in buono stato di manutenzione, comprese le poltrone o le sedie imbottite; 7. Delega alla Giunta dell’esame e dell’approvazione del progetto esecutivo, delle clausole contrattuali, del disciplinare della gestione del cinema-teatro e ogni clausola di garanzia nei confronti del Comune, che si riservava la proprietà di ogni cosa che si trovava nell’attuale teatro, meno il materiale di demolizione e gli elementi di riscaldamento a termosifone. Nonostante l’approvazione a larghissima maggioranza (28 contro 1) della delibera, la questione non trovò una soluzione definitiva. Il successivo iter procedurale trovò molti inciampi e difficoltà, tanto che il vecchio teatro venne addirittura riaperto, tra le proteste della quasi totalità dei cittadini e della stampa, che accusarono il sindaco Gambacorta e la giunta di inerzia e sospettarono che si volesse  non dare attuazione alla delibera approvata. “Il rinnovo del teatro Comunale” sembrò cadere del dimenticatoio e difficoltà e ripensamenti vennero anche da parte della Standa, sulla base di una indagine di mercato che sembrava indicare come non conveniente l’apertura a Teramo di una filiale. Si rese così necessario che il consiglio comunale tornasse a riunirsi, cosa che fece più di un anno dopo, il 18 maggio 1859, quando venne approvata una nuova delibera, che confermò la decisione di abbattere il vecchio teatro, questa volta con 23 voti a favore e 2 contro dei 25 consiglieri presenti su 40.

ELSO SIMONE SERPENTINI