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IERIOGGIC’era una volta una fontana… Dove? In Piazza Garibaldi… C’era una volta uno zampillo… Dove? Nella fontana di Piazza Garibaldi. Nel suo numero di martedì 9 aprile 1957 “Il Messaggero” si lamentava che lo zampillo non ci fosse più. C’era la fontana (allora, ora non c’è più), ma non c’era lo zampillo. Quindi, si chiedeva il giornale, che senso aveva la fontana? Il titolo dell’articolo era: “La fontana di Piazza Garibaldi non ha scopo senza lo zampillo”. Il sommario spiegava: “Attualmente è solo una vasca di pietra ove l’acqua stagna per settimane diventando maleodorante per i detriti che si formano sul fondo”. Non sapevano i teramani nel 1957 che al peggio non c’è mai fine e che un giorno non ci sarebbero state né lo zampillo né la fontana, ma una specie di disco volante sbilenco incapace di fermare le acque che calano in un sotterraneo chiamato “ipogeo”. Già nel 1957 si pensava, giustamente, che Piazza Garibaldi avesse una grande importanza, essendo, come diceva “Il Messaggero”, una bella piazza che metteva in comunicazione due grandi vie statali, quella per Aquila e Roma e quella per Ascoli, ed era “una delle maggiori attrattive della città”. A chi scendeva dai pullmanche giungevano dal mare o dai monti la piazza mostrava la visione di tante bellezze naturali, di cui poteva vantarsi tutta la regione. I passeggeri rimanevano estasiati di fronte a tanta bellezza, con lo sfondo da un lato del Gran Sasso e dall’altro delle Montagne dei Fiori e di Campli, oltre che la piazza stessa, con i giardini pubblici e la villa comunale, la quale rappresentava anch’essa un’attrattiva non indifferente. Però i passeggeri finivano per dimenticare l’incantevole visione nel vedere al centro della piazza una fontana che si poteva dire morta. Essa avrebbe potuto rappresentare la vita di uno dei più affollati angoli della città, con i suoi mormorii e di notte con le sue luci variopinte, con i suoi riflessi d’argento, con le piante sempre fresche e profumate.

ZazilMa la fontana non cantava, non aveva né fiori né luci variopinte, né zampilli che sfidassero il cielo. La fontana era solo una vasca di pietra, con l’acqua quasi sempre putrida, con intorno una piccola aiuola, senza vita, adatta solo a far da sedile ai vitelloni che prendevano il sole e si beavano del non far niente e del vedere lavorare gli altri. Perché non si pensava a rianimarla, a farla zampillare? Il giornale ricordava che c’era stato grande entusiasmo quando la fontana era stata rimodernata. Togliendo tutte quelle vasche una sopra l’altra, a chi passeggiava per il Corso San Giorgio si era aperto lo sguardo la bellissima veduta del Viale Bovio, che sembrava congiungersi con i monti. Era, però, seguito il risentimento del popolo teramano, che avrebbe voluto e voleva ancora una fontana in piena vita, e non morta, per poter rallegrare l’anima di chi passava carico “dei pesi della vita odierna”. Oggi a Teramo sono molti quanti rimpiangono la vecchia fontana, con lo zampillo o senza, in una Piazza Garibaldi che ha cambiato molto il suo volto nel corso dei decenni, come si può vedere nelle tantissime cartoline che vengono assai frequentemente mostrare sui social. Anche antropologicamente Piazza Garibaldi è cambiata molto, ma resta e chi sa quanto a lungo resterà la piazza “più chiacchierata” di Teramo, la più rimpianta, assai diversa da come si mostra oggi, perché come è oggi sembra che non piaccia a nessuno. I teramani del 1957 speravano che in Piazza Garibaldi una fontana zampillasse, i teramani di oggi sono tornati a sognare che in Piazza Garibaldi zampilli una fontana, ma intanto l’acqua in quella piazza invece di andare dal basso in alto va dall’altro in basso e si infiltra nell’Ipogeo. E’ stato aperto un cantiere, ma pare sia chiuso. E così il sogno continua, come nelle favole…. C’era una volta… un re direte voi. No. Una fontana. Con lo zampillo.

​​​​​​​​​​Elso Simone Serpentini