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IERIOGGIAdesso non stiamo a rifarla la storia della Chiesa San Matteo, cinquecentesca, che stava davanti alla Prefettura e poi venne abbattuta. Chi la sa la sa, quella storia. Ci fu chi disse e ancora dice che la si volle abbattere perché doveva venire a Teramo Mussolini e avrebbe dovuto parlare dal balcone della Prefettura e,siccome il Duce parlava nelle piazze, ci voleva un piazza… quindi bum… giù la Chiesa San Matteo. Forse vero, forse falso… chi sa. Lasciamo perdere. Fatto sta che la chiesa cadde e la piazza nacque. Ma i teramani, che prima abbattono e poi, qualche volta, non sempre, ricostruiscono o vogliono ricostruire quello che hanno abbattuto, la Chiesa San Matteo la volevano ricostruire…altrove. Ma dove? Nacque l’idea di ricostruirla in Piazza Garibaldi. Si era discusso a lungo e alla fine si era deciso. Nel gennaio 1959 si stava abbattendo il Teatro Comunale dell’Ottocento, per ricostruirne uno nuovo nuovo, ma al posto dell’abbattuta Chiesa San Matteo del Cinquecento, se ne voleva costruire una nuova nuova in Piazza Garibaldi. Il posto era ormai deciso. Anzi, erano state già buttate le fondamenta. Ne parlava “Il Messaggero” di giovedì 1° gennaio 1959 (sì, proprio il primo giorno dell’anno nuovo nuovo) in un articolo intitolato: “La Chiesa di San Matteo a Teramo verrà aperta al culto entro il 1959”. L’occhiello si sentiva in dovere di annotare: “Dopo una troppo lunga attesa”, mentre nel sommario si accennava alla mancanza di chiese nella zona nord della città, all’enorme affluenza di fedeli nella Chiesa dei Cappuccini e alla Messa serale nella Cattedrale. Il giornale ricordava che alcuni mesi prima aveva pubblicato il disegno della nuova Chiesa San Matteo, perciò non riteneva opportuno soffermarsi di nuovo ad illustrare la disposizione e le caratteristiche del nuovo edificio. Il problema era stato a lungo dibattuto e c’erano stati diversi orientamenti, anche “Il Messaggero” aveva detto la sua. Poi erano stati messi dei punti fermi. La costruzione (anzi la ri-costruzione) della Chiesa era stata procrastinata di anno in anno a causa della “traballante base delle disponibilità economiche assai scarse, punto di sutura di ogni nostro tema”. C’erano state critiche vivaci delle “massaie” sulla mancanza di chiese nella zona nord della città. Nelle ricorrenze religiose più importanti la Chiesa dei Cappuccini, alla fine dei Tigli, veniva presa letteralmente d’assalto nelle diverse ore destinate alle Messe dai fedeli residenti nella zona compresa tra Viale Bovio, Via del Castello, Via Crucioli e Via Rischiera. Ma ormai la costruzione, anzi la ri-costruzione, della Chiesa San Matteo era stata decisa che avvenisse quasi di fronte al palazzo del Museo Civico, era stata preventivata e annunziata e ormai i teramani la esigevano, non nascondendosi i lati positivi.

Screenshot_2024-03-13_alle_19.26.41.pngRimaneva tradizionale la Messa delle dodici in Cattedrale, che, tuttavia sembrava più adatta all’ambiente borghese che alle madri di famiglie, e a mezzogiorno erano indaffarate attorno ai fornelli. I doveri cristiani dovevano essere assolti con ogni comodità e le donne della classe operaia non potevano far attendere i bambini che avevano fame e i coniugi così impazienti da dare l’impressione che stessero tutti per perdere l’ultimo treno. Viva la nuova Chiesa San Matteo, dunque. La si continuò a chiamare così per anni, anche dopo che venne costruita e ci si riuscì solo grazie alla testardaggine di don Nicola Iobbi, che andava facendo letteralmente la questua tra i fedeli per trovare i fondi necessari per completare quello che parve essere un cantiere infinito. Sì, proprio quel don Nicola Iobbi che in suo scritto aveva accreditato la tesi che la Chiesa San Matteo davanti alla Prefettura era stata abbattuta perché Mussolini, invitato a Teramo per la Festa della Vittoria, avrebbe dovuto tenere il suo discorso da un balcone che dava su una piazza. 
Ovviamente la nuova Chiesa San Matteo non venne aperta al culto entro il 1959, come assicurava “Il Messaggero” del 1° gennaio 1959, lo fu solo nel 1962, sebbene la costruzione non fosse stata ancora ultimata e l’edificio fosse ancora rustico. Tutti i restanti lavori vennero ultimati in seguito, assai lentamente. Poi a poco a poco la denominazione Chiesa San Matteo andò perdendosi ed ebbe il predominio una nuova denominazione: Chiesa di Piazza Garibaldi per i meno precisi e per i più approssimativi, Chiesa del Cuore Immacolato di Maria per i più precisi, i più attenti e i più informati. Al posto della vecchia Chiesa abbattuta sorse non una piazza, perché il vuoto che si ricavò non era tanto grande da meritarsi il nome di “piazza”, e dovette non solo sopportare la delusione di un discorso mussoliniano che non ci fu perché Mussolini non venne, ma accontentarsi del più modesto nome di “largo”, pur conservando la denominazione “San Matteo”. Dalla Chiesa San Matteo allo slargo San Matteo, con un bar intitolato anch’esso a San Matteo nel sito dove a San Matteo era stato intitolato, oltre ad una Chiesa, un Real Collegio. Oggi ci si celebrano altri riti e ci sono altri simulacri: una statua di plastica e una struttura che sembra quella di una stazione di rifornimento. I teramani sono fatti così: abbattono, ricostruiscono altrove, riabbattono, ri-ricostruiscono, denominano, ri-denominano… 
Bisogna capirli… sono sempre in controtendenza. 

​​​​​​​​​Elso Simone Serpentini