“Il Centrale” del 16 marzo 1899 non poteva non dedicare un bell’articoletto all’inaugurazione della splendida Fontana dei due leoni di Pasquale Morganti. L’artista teramano si era superato e una folla di curiosi era rimasta per tutto il giorno accanto al capolavoro. “Diciamo la verità” scriveva il cronista. “Per giudizio unanime del pubblico, il nostro Pasquale Morganti ha fatto un bel lavoro. I due leoni sono riuscitissimi. Essi hanno, ci si perdoni l’espressione, vita: sono, per così dire, parlanti. In essa non vedi solamente la produzione artistica dello scultore che modella: ma vedi l’artista che dà vita alla materia, e Morganti ha modellato i suoi leoni in modo da fare una cosa veramente artistica. Anche la cascata d’acqua è stata indovinatissima”,
Qualcuno, diceva ancora, il cronista, avrebbe desiderato che la scogliera che circondava la vasca fosse un po’ più sollevata e vasta. Del resto, tutti giudicavano il lavoro bellissimo, doppiamente bello se lo si metteva a confronto “con quell’ammasso mostruoso ed inestetico” che faceva bella mostra di sé in Piazza Vittorio Emanuele.
Un grande opera di un grande artista, dunque. Peccato che nel qualche anno prima, nel 1885 (nel numero del 28 ottobre), l'anno in cui Pasquale Morganti aveva realizzato un altro suo capolavoro, la cornice meravigliosamente intagliata di uno specchio che recentemente Maria Cristina Marroni ha ammirato a Bologna, con dietro scritto: “Pasquale Morganti inventò e scolpì, 1885”, e sul lato destro la scritta “Teramo”, il “Corriere Abruzzese" si rammaricasse che lo straordinario artista fosse costretto a lavorare in un "nero ed angusto bugigattolo", "occupato a metter piuoli in sedie da cucina e a fare lavori da ciabattino", sì che non poteva non venire in mente "lo stato miserando in cui son tenute le arti in provincia", dove i Signori lasciavano crepare di fame la gente anche se un artista arrivava ad essere un Ghiberti o un Sansovino. Ma peccato anche per la Fontana dei Due Leoni, tanto ammirata all’inaugurazione del marzo 1899. Peccato, perché già dopo due mesi Gaetano Baldassarre, un napoletano domiciliato a Teramo, che raccontava in versi in dialetto napoletano le cose e i fatti della città, si doveva rammaricare… che nella Fontana dei Due Leoni di Pasquale Morganti non scorresse più l’acqua.
Cominciò subito per quella sfortunata fontana un lungo calvario, continuato nei decenni a venire, fino ai nostri giorni, punteggiato da trascuratezza, abbandono, e continui rinviati restauri, ai quali ci si è affidati per un effimero ripristino del suo splendore. Scriveva Baldassarre nella sua poesia, datata 23 maggio 1899 e pubblicata da “Il Centrale” nel numero del 27 maggio 1899: “Ma diciteme ‘na cosa / bona gente teramana. / Neh, pecchè chella funtana / s’è asseccata proprio mo? / Fuorze l’acque ‘nge mancasse / pecchè è rotta è a cunduttura? / Niente niente se n’appura / si l’avviso nen ve do. / Tutte e cose a stu paese / tu non vide mai perfette. / A funtane chi facette / cacche cose se scordò.”
Ma cosa si era scordato Morganti? Cosa? Il poeta napoletano se la pigliava, ma sarcasticamente, con Morganti, dicendogli: “Guè, Morgà, c’avite fatte, / o peccato è tutte vuoste, / o cerviello avite tosto, / o vvulite voi capì?”. Ma qual era il peccato che aveva commesso Morganti? Non aveva fornito ai due leoni “na pareglia de… pallune / belli belli a fa’ vedè”. Ecco, appunto, Morganti non aveva fatto a ciascuno dei due leoni un bel paio di… palle.
Così i due leoni avevano fatto reclamo all’assessore, che aveva riunito la giunta municipale, la quale aveva decretato la sua sentenza: “Fino a quando il professore / non avrà dato i pallune / a quei poveri liune / l’acqua più non ne uscirà”. Niente palle? Niente acqua. Morganti doveva provvedere. Altrimenti l’acqua non sarebbe uscita mai più.
Chi sa se veramente da questo peccato iniziale sia derivata la sfortuna di questa Fontana, rimasta tante volte a secco, tante volte disastrata, sfortunata sempre, restaurata di tanto in tanto, ma mai seriamente mantenuta? Che dite? Se dipende veramente da questo, vogliamo consigliare ad un sindaco con le palle di dare un paio di palle ai due leoni?
ELSO SIMONE SERPENTINI