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IERIOGGISe ne era parlato tanto e alla fine…. Tanto tuonò che piovve. Nel corso degli anni il “diurno” era diventato un mito, aveva fatto scrivere fiumi di inchiostro, era stato idealmente collocato in punti diversi dalla città, ma mai la localizzazione era sta determinata in modo definitivo. Ma alla fine arrivò. “Il Tempo” del 27 giugno 1961 poteva finalmente dare la grande notizia, titolando: “Inaugurato dal Prefetto il sottopassaggio di Piazza Martiri della Libertà a Teramo”. Sì, perché alla fine il diurno era stato localizzato e costruito, “ipogeo” (ma il termine non era ancora in uso), cioè sotto terra. In un sottopassaggio, quello di Piazza Martiri. Ma perché un sottopassaggio in Piazza Martiri? Perché all’epoca nella piazza principale della città c’era traffico, e intenso, e i pedoni dovevano poter attraversare la piazza in sicurezza. Quindi era nata l’idea di scavare sotto la piazza e realizzare un sottopassaggio e, giacché si doveva fare un sottopassaggio, tanto valeva non limitarsi a realizzare uno stretto budello, che partisse dalla fine del Corso e arrivasse vicino al Duomo e realizzare sotto terra dei locali, in cui collocare dei bagni, chiamati così eufemisticamente, con allegato un salone da barbiere e qualche negozio. Insomma, non era un vero e proprio “albergo diurno”, con camere e altro, ma dei cessi e delle docce, un negozio di fiori e uno da barbiere. Bastava a far sentire ai teramani di abitare in una “città moderna”. Insomma, uno splendore, tanto da scomodare il Prefetto per l’inaugurazione. “Il Tempo” commentava che finalmente con l’inaugurazione finiva lo scetticismo che aveva sempre accompagnato gli annunci di costruzione di un diurno. Con il taglio del nastro inaugurale (forse con una forbice da barbiere) prendeva finalmente corpo una realizzazione davvero indovinata, come concezione e come attuazione. Era la dimostrazione che il sindaco Carino Gambacorta aveva idee chiare su ciò che progettava e realizzava.
Sotopa

Non lo dimostrava il fatto che anche il nuovo cinema teatro comunale, che aveva preso posto del vecchio malandato teatro dell’Ottocento, abbattuto, stava per essere inaugurato? Il giornale ricordava che inizialmente la maggioranza della popolazione teramana non si era dimostrata solidale con la proposta del sindaco di realizzare un sottopassaggio in Piazza Martiri della Libertà, esprimendo l’opinione che esso fosse perfettamente inutile. Ma questa contrarietà era dovuta a cattiva informazione, tanto che il giornale, come ricordava, aveva sempre sostenuto che esso fosse utile e funzionale. Se avessero conosciuto i fatti, gli scettici non lo sarebbero stati, come invece erano stati, fin dall’inizio. Ma com’era nata l’idea? Si doveva costruire un diurno, si era pensato di costruirlo ora qui ora là, alla fine si era pensato alla piazza principale della città. Fatto trenta, ecco trentuno: così gli amministratori, avevano pensato al sottopassaggio, ora realizzato contro tutte le maldicenze e contro tutte le polemiche. Erano locali “splendidi e moderni”, “spendidi splendenti” avrebbe cantato la Rettore se già ci fosse stata, tali da deporre a favore del decoro cittadino. Insomma, il sottopassaggio, più che lo scopo, era stato il pretesto. La sua realizzazione non solo era giustificata, ma era una delle più sagge. Lo dimostrava il fatto che i locali erano andati a ruba, ed erano nati un negozio di stoffe, uno da barbiere e un bar, oltre a delle vetrine. Un aspetto non irrilevante era che il Comune ne avrebbe tratto un utile di un milione e mezzo l’anno in canoni d’affitto. Non era una somma ingente, ma costituiva pur sempre un mezzo per ammortizzare la spesa di costruzione, per cui si poteva dire che il sindaco Gambacorta, più che fare un’opera pubblica, aveva realizzato un investimento. Nel giro di poche ore, dopo una breve visita ai locali, tutti lo avevano capito e se ne erano convinti, e avevano dato ragione al sindaco. Tanto la cosa era piaciuta che… si stava pensando di realizzare uno scavo anche sotto Piazza Garibaldi. Era prematuro parlarne, scriveva “Il Tempo”, ma insomma l’idea di realizzare uno scavo, un sottopassaggio, sotto Piazza Garibaldi… non si usava ancora il termine “ipogeo”… ma era una buona idea. Era prematuro parlarne, ma… Il sindaco Gambacorta, concludeva il giornale, era ottimista. E se era ottimista lui… Io ho abbastanza anni per poter dire di essere stato un paio di volte sotto il sottopassaggio di Piazza Martiri della Libertà, mai veramente utilizzato, sotto il quale credo generazioni di teramani non siano mai stati. Noi teramani di oggi lo abbiamo poi conosciuto quello di Piazza Garibaldi, nel frattempo nato. E poi stravolto, e poi chiuso per essere rifatto. Insomma gli ipogei li abbiamo conosciutio. Non c’è bisogno che io illustri qui, adesso, in questa sede, il rapporto tra i teramani e i suoi ipogei. Ma qualche riflessione, doverosa, credo che nascerà spontanea in chi legge. Tutto partì dall’idea di un diurno… ricordatelo… cioè dall’idea di realizzare un cesso, pubblico. Credo che sia stato questo il vizio di origine di tutto quello che avvenne dopo nel campo della realizzazione di sottopassaggi a Teramo.