• CANTORO
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

IERIOGGIQuindici milioni male impiegati e buttati all’aria. Per che cosa? Per un consiglio provinciale che, minato dal germe di una insanabile discordia, sarebbe durato tra Natale e Santo Stefano. Non c’era nulla da sperare da gruppi consiliari e da consiglieri i cui animi erano troppo eccitati e le cui divisioni erano troppo puntigliose, tanto da rendere impossibile ogni riavvicinamento e ogni compromesso. La denuncia de “Il Tempo” del 4 agosto 1951 era forte. L’ultima seduta del consiglio provinciale aveva fatto registrare una battaglia senza quartiere per la scelta degli assessori supplenti, dopo che quella per la scelta degli assessori effettivi era andata bene. C’era stato un clamoroso colpo di scena: era stato votato il consigliere Conti, già eletto assessore effettivo, che perciò non poteva essere votato come assessore supplente. L’annullamento di metà della votazione aveva portato automaticamente all’elezione di un consigliere di opposizione, il comunista, Ezio Ridolfi di Giulianova, che aveva preso gli stessi voti del democristiano De Matteo, ma aveva diritto ad essere eletto perché più anziano. Tra i consiglieri di maggioranza c’era stata una grande agitazione, specie del presidente democristiano Vittorino Tarquini, che era apparso livido e disfatto, aveva accusato il colpo, come un boxer dopo un incontro di quindici faticosissime riprese. Il numeroso pubblico presente aveva trovato la scena piuttosto ridicola, meschina, cavillosa e indecorosa.
Million C’era chi sosteneva che si fosse trattato di un errore, ma molti sostenevano che non fosse stato un errore, ma di una cosa voluta, un’azione dei secessionisti all’interno di un gruppo consiliare di maggioranza discorde. Alcuni consiglieri si erano mostrati particolarmente vivaci ed irrequieti, pronti ad accendersi come le teste di un cerino. Sfollando, il pubblico commentava quando accaduto come se fosse stato uno spettacolo teatrale. Che cosa sarebbe successo ora in una giunta nella quale era stato eletto assessore un consigliere della minoranza comunista? Come si sarebbe comportato il presidente Tarquini? Come avrebbe potuto una giunta così composta affrontare la trattazione degli innumerevoli complessi problemi economici e sociali che da tempo attendevano una soluzione?

L’articolista de “Il Tempo” concludeva dicendo che l’amministrazione provinciale era nata sotto una cattiva stella e non si era facili profeti nel prevedere che sarebbe durata assai poco, avrebbe avuto effimera vita. Se poi fosse avvenuto il contrario, fosse pure crepato l’astrologo, ma difficilmente questo sarebbe avvenuto. Solo nel sommario, non nel corso dell’articolo, il giornale riportava che nessuno degli assessori eletti era un eletto nel collegio di Teramo capoluogo. Forse cominciò allora, nel lontano 1951, la crisi politica che investirà nei decenni successivi, fino ad oggi, la rappresentanza politica di Teramo città riducendone assai il ruolo di capoluogo a vantaggio dei collegi periferici, non solo costieri, ma perfino montani?

ELSO SIMONE SERPENTINI