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IERIOGGINel 1952 a Teramo ci si lamentava dell’assoluta inadeguatezza dell’impiantistica sportiva, ritenuta inadeguata e “Il Messaggero” del 15 aprile di quell’anno si faceva interprete delle lamentele. Teramo, scriveva il giornale, era il capoluogo abruzzese meno attrezzato in tema di impianti sportivi, mentre altri centri della provincia, come Roseto e Villarosa molto avevano fatto e molto facevano in merito. Teramo era ancora alle prese del problema della mancanza di un nuovo stadio, attualmente si disponeva solo del vecchio campo sportivo della circonvallazione Spalato, di proprietà della ex GIL., che oltre ad essere un prototipo di irrazionalità, era assolutamente insufficiente. C’erano stati diversi tentativi di apportare delle modifiche, ma erano stati vanificati dalla consapevolezza che si sarebbe trattato solo di una dispersione di mezzi finanziari, dato che il vecchio campo era imbottigliato dalla strada di circonvallazione e dalle costruzioni adiacenti a quota più elevata del piano campo e non era soggetto a miglioramenti. Si era perciò deciso di costruire un nuovo stadio e di lasciare il vecchio per l’attività scolastica. Individuato il terreno adatto, erano iniziati i lavori di progettazione ed era stato in proposito più volte interpellato il CONI per avere opportuni ragguagli. Il progetto era stato affidato all’architetto Martella, che aveva ideato uno stadio di 18.000 posti, con un preventivo di spesa di circa 82 milioni. I lavori erano divisi in quattro lotti, il primo per circa 10 milioni di spesa, compresa quella per la recinzione perimetrale in rete metallica, la sistemazione del terreno di gioco e i drenaggi, e la sistemazione delle istallazioni di atletica leggera.
Elsen Lo stadio sarebbe stato allacciato alla strada statale Teramo-Giulianova mediante due accessi e avrebbe avuto una completa indipendenza tra il pubblico e gli atleti. Il progetto prevedeva tre tipi di posti: le tribune centrali principali per 8.000 posti, una gradinata posteriore con 4.000 posti e i gradoni di curva con altri 4.000 posti. Il primo settore sarebbe stato disimpegnato con quattro ingressi e gli altri due con altri due ingressi. Il pubblico avrebbe avuto accesso dall’alto in basso. Lo stadio avrebbe avuto una razionale pista di atletica in modo da non recare disturbo agli spettatori. Però, diceva il giornale, nonostante il progetto fosse pronto, era insorta una difficoltà: il terreno scelto era stato destinato ad altro scopo. Si sperava che la decisione potesse essere rivista, con maggiore calma, perché la prima delibera non poteva essere accantonata a cuor leggero e senza ragioni plausibili. Il Comune avrebbe dovuto rendersi conto che Teramo non poteva ulteriormente risentire della mancanza di un impianto sportivo di tanta importanza. Il terreno che era stato prescelto era l’unico possibile e un altro non se ne sarebbe trovato, sarebbe stato inadatto un terreno troppo lontano dal centro e, d’altro canto, c’era una scarsa disponibilità di uno spazio sufficiente alla costruzione di un impianto del genere, che richiedeva circa due ettari e mezzo di terreno. Questa era la situazione della Teramo sportiva, concludeva il giornale, era una situazione penosa, soprattutto in relazione ai risultati ottenuti dagli sportivi teramani. Si sperava che il comune tornasse sulla decisione presa, di destinare ad altro il terreno scelto in un primo momento per costruire un nuovo stadio. Teramo doveva avere un’attrezzatura adeguata alle esigenze dello sport locale. Nel sommario dell’articolo si faceva cenno al “malcontento degli interessati”, al quale non si accennava in maniera esplicita nel corso dell’articolo. Cosa può pensare un teramano di oggi di questo antico articolo, sapendo che poi lo stadio nuovo venne costruito, ma con tutte le difficoltà di gestione emerse? Cosa può pensare un teramano di oggi, riflettendo che il nuovo impianto c’è, è lontano dal centro e, soprattutto, è tanto costoso giocarci per una società di calcio teramana? E che ci sono rapporti tanto difficili tra Comune proprietario e gestore? E che il vecchio comunale sta come sta, e che altri impianti sportivi nel frattempo costruiti sono già tanto in difficoltà? Nell’articolo a fianco a quello sullo stadio c’è un trafiletto su alcune opere pubbliche approvate. Leggere l’elenco fa impressione, e ci dà il senso del tempo passato: si accenna al completamento dell’edificio scolastico di Frondarola, ad alcuni lavori nel cimitero di Miano, ad un ricorso per la concessione di derivazione delle acque della società Terni. Si ha un senso di preistoria, più che di storia o di cronaca.

ELSO SIMONE SERPENTINI