Nel 1931 diventò Podestà di Teramo, subentrando a Marcellino Lamarque, che era commissario prefettizio da due anni, l’On. Dott. Comm. Vincenzo Savini. “Il Solco”, organo della Federazione Fascista di Teramo, nel numero del 2 agosto 1931 pubblicava il suo saluto all’avv. Adolfo Pirocchi, segretario del Partito Fascista teramano, nel quale diceva che sarebbe stato suo dovere e orgoglio servire il regime nella non facile amministrazione del Comune di Teramo con “equilibrio e dirittura”, virtù tradizionali della magnifica gente abruzzese. Due anni dopo, il 18 ottobre 1933 si insediava la Commissione da lui nominata allo scopo di preparare gli elementi indispensabili alla compilazione di un progetto per il piano regolatore della Città. Nel suo discorso di insediamento il Podestà spiegava come la Commissione dovesse, per i propri studi, “tener presenti le possibilità economiche e finanziarie del Comune, il naturale e razionale sviluppo dell'abitato, le necessità igieniche, la opportunità di nuovi edifici pubblici, di sedi più decorose per Enti, Associazioni e simili, la importanza turistica della Città e della Regione, la valorizzazione artistica dei monumenti, le necessità panoramiche e paesaggistiche, la conformazione oro-idrografica della zona (caratterizzata da ampie vallate e da scarsezza di vasti piani), le condizioni climatiche (direzione dei venti, grado di umidità, ecc.), la opportunità di mantenere inalterate, per quanto possibile, le caratteristiche della vecchia Città.”
Il Podestà On. Savini fissava anche gli obiettivi che si sarebbero dovuti perseguire:
“1.) eliminare costruzioni antigieniche, allargando vie, costruendo piazze e zone di verde, con fontane ornamentali;
2.) studiare il sistema delle comunicazioni interne, in rapporto a quello esterno, in maniera da decentrare il traffico, avvalendosi, in particolare, delle strade periferiche e di circonvallazione, da migliorarsi ed ampliarsi;
3.) collegare la stazione ferroviaria con la Città mediante separata arteria stradale, includendovi un nuovo ponte sul Vezzola ;
4.) isolare monumenti pregevoli (Duomo, Anfiteatro Romano, ecc.) e restaurare edifici minori, romani e medioevali;
5.) studiare la opportunità di trasferire la Residenza Civica, oppure la parziale demolizione e ricostruzione della attuale vecchia sede, da armonizzarsi con la parte monumentale e con gli antichi edifici circostanti ;
6.) studiare la migliore ubicazione per: la Casa del Fascio, le scuole elementari, le scuole industriali, la biblioteca, il polisportivo, le caserme, il campo di Marte, il campo di aviazione, il politeama, gli alberghi, il mercato coperto, i magazzeni di deposito, le cantine sociali, i silos, ecc. ;
7.) coordinare lo studio del piano regolatore con eventuale prolungamento della ferrovia e nuova ubicazione della stazione;
8.) ripartire la Città in zone fabbricabili, attribuendo, a ciascuna, un diverso tipo edilizio;
9.) sistemare e valorizzare la parte collinosa;
10.) formare un piano provinciale e regionale, che sapesse dare ossatura organica ed economica alla Provincia - con centro Teramo -, collegando e facendo confluire paesi sparsi e centri lontani.”
Ogni teramano di oggi può riflettere su questi obiettivi prefissati dal Podestà di Teramo nel 1933 e giudicare se, quanto e quando siano stati perseguiti e raggiunti, anche mediante gli strumenti urbanistici redatti successivamente al 1933 e le scelte che ne sono conseguite fino ai nostri giorni. Quale distanza o quale vicinanza c’è tra la Teramo che volevano costruire nel 1933 e quella che abbiamo oggi?
ELSO SIMONE SERPENTINI