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IERIOGGIIl mercato del sabato. Croce e delizia di Teramo e dei teramani. Il sabato è il giorno prescelto per il mercato teramano da tempo immemorabile. Ma qualche volta, ricorrentemente, si è pensato di cambiare giorno. Spesso si è pensato anche di cambiare qualche altra cosa: luogo, modalità, disposizione… Nei primi giorni del 1959 “Il Tempo” fece un’inchiesta e sentì cittadini e commercianti per sapere cosa non andava e, soprattutto, se il mercato lo di dovesse spostare e dove. In una puntata dell’inchiesta pubblicata da “Il Tempo” il 29 gennaio 1959 vennero riportati diversi pareri contrastanti, ma c’era un punto fermo, come si diceva nel sommario del titolo: il mercato del sabato intralciava il traffico e aumentava il caos della circolazione. Qualcuno diceva che i commercianti erano troppi e gli affari non andavano bene, ma qualcuno era contrario ad uno spostamento, sarebbero finiti i guadagni. L’inchiesta era condotta dal cronista Mino Nardi, accompagnato dal fotografo Beppe Monti. Erano stati intervistati i commercianti, i più diretti interessati. Felice Balducci, negoziante di scarpe, aveva dichiarato che i commercianti erano troppi e gli affari erano scarsi, anzi, andavano di male in peggio. Le scarpe venivano acquistate anche con le cambiali, che alla scadenza non venivano pagate. Trasferire il mercato ne avrebbe comportato la fine. Un altro commerciante, Romolo Di Flaminio, aveva dichiarato che il mercato era “scadentissimo” e ciò era dovuto soprattutto alla disoccupazione. Se fosse stato trasferito, gli affari sarebbero finiti.
Cambiale Secondo Guglielmo Di Giuseppe per alcuni generi di articoli gli affari andavano male perché la gente non aveva soldi e tirava sempre sul prezzo. Se il pagamento fosse avvenuto in contanti, le cose sarebbero andate peggio e gli affari sarebbero diminuiti almeno del settanta per cento. “Io penso” dichiarava “che il pagamento in contanti si potrà attuare solo se andremo sulla Luna”. Ci si sarebbe andati, ma Di Giuseppe ancora non lo sapeva né lo poteva prevedere, nel 1969, quindi bisognava aspettare dieci anni, nemmeno tanto. Di Giuseppe diceva pure che da dieci anni aveva il suo posto e poteva assicurare che se il mercato fosse stato spostato sarebbe stato per lui e per gli altri commercianti una rovina. L’unica cosa che occorreva era “una maggiore vastità della piazza”. Biagio Marmotta diceva che il mercato era pessimo e pensava che sarebbe stato opportuno trasferirlo in una zona più vasta. Ormai si era in troppi e quando pioveva era complicato trasferire le merci dalle bancarelle alle macchine. Per Michelina Di Felice il mercato era buono e gli affari andavano bene., un altro commerciante diceva che i contadini non andavano a comperare nel suo negozio e che trasferire il mercato del sabato in un’altra zona avrebbe snellito il traffico. Domenico Bevilacqua, piazzista, giudicava il mercato di Teramo il migliore della provincia, anche perché si ricevevano facilitazioni che in altre piazze non veniva assicurate. Uno spostamento lo avrebbe rovinato. Vincenzo Di Ubaldo, profumiere, diceva che il mercato andava male a causa del basso tenore di vita dei teramani. Non si pronunciava sul trasferimento, avendo un negozio fisso e non una bancarella.
Recentemente si è tornato a riparlare del mercato del sabato e a sottolineare che ci sono problemi per il passaggio di autoambulanze, cosa che è stata spesso ripetuto nel tempo. Qualche volta il mercato è stato spostato per qualche tempo ma si è sempre tornati a localizzarlo al centro. I pareri sono sempre stati discorsi e l’eventuale trasferimento è sempre stato oggetto di discussione. Intanto gli anni passano e il mercato resta. L’unica cosa che è certamente cambiata è che nessuno più compra le scarpe con le cambiali


ELSO SIMONE SERPENTINI