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IERIOGGITeramo 1905. Il “Corriere Abruzzese” aveva una speciale rubrica: “Corrispondenze private”, dove pubblicava al modico costo di 5 centesimo per parola degli annunci di chi volesse comunicare qualche cosa a qualcuno nella speranza che il destinatario del messaggio leggesse e capisse. Sembrava un messaggio messo dentro una bottiglia e affidato alle onde del mare, ed è incredibile pensare che davvero chi pubblicava il messaggio sperasse che la persona a cui esso era destinato lo leggesse e lo capisse. Alcuni messaggi, a leggerli oggi, dopo più di un secolo, danno l’impressione di essere dei romantici anelli di fumo, dispersi nell’aria. Ma alcuni fanno pensare che tra chi scriveva il messaggio e chi lo doveva leggere ci fosse un accordo e la chiave di lettura erano i nomi e/o gli pseudonimi utilizzati, forse da persone che avevano qualche impedimento ad incontrarsi di persona o a scriversi.
ErfoOgni messaggio, infatti, aveva un nome in grassetto che lo identificava e forse fungeva da richiamo identificativo. C’era, dunque, una intesa e la corrispondenza privata era un mezzo ideale per potersi parlare a distanza. Era la messaggeria del tempo, di un tempo che non conosceva ancora i telefonini e i messaggi di Whatsapp. Leggiamone alcuni, nel mese di maggio. “Fifì” scriveva a Bice: “Passo spesso sotto tue finestre e guardo e sospiro, pensandoti. Ma non mi è mai dato di vederti. Perché? Hai dimenticato la fede giurata e colui che solevi chiamare tuo Fifì”. Un altro messaggio era intitolato “Arturo” e diceva: “Sta bene. Io e papà partiremo posdomani. Fatti vedere alla stazione”. Un altro messaggio era intitolato “Signorina bionda” e diceva: “Vi siete ingannata. Vi ho guardata volentieri alcune volte, ma non sentito mai amore per voi. Inopportuno quindi il vostro sdegno altezzoso.”
Erfux Un altro era formato da “Bebè”, intitolato “Bellezza” e diceva: “Grazie fiori inviati mio onomastico. Li conserverò come cose carissime: essi mi parlano di lei e del suo animo che dei fiori ha la grazia ed il profumo”. Tra i messaggi pubblicati nella rubrica “Corrispondenza privata” il 28 maggio 1905. Uno era la risposta di “Bice” a “Fifì”. Diceva: “Sono stata indisposta, causa cattivi tempi. Ecco ragione per cui non hai potuto vedermi mai finestra. Fosti e sei mio Fifì, come fui e sono tua Bice”. Un altro messaggio intitolato “Fabricius” e firmato da una certa Ada, diceva: “Conosco animo tuo buono, affezionato. Anche amor mio durerà vita intera. Leggo ritardo corrispondenza giornale. Amami”. Giulio scriveva a Giulia: “Tu non mi ami più. Io muoio. Abbandonerò Teramo per non vederti più, crudele creatura. Se io mi inganno intorno ai tuoi sentimenti, scrivimi e mi renderai felice.” Paolo scriveva ad Emma: “Approfitto pubblicità giornale per dirvi quale e quanto sia l’amore che io per la vostra persona provo nell’animo mio. Come siete bella, amica, e come fascinatrice! Vi penso nelle notti insonne e in tutte le ore del giorno e mille volte vi chiamo a nome. Dove siete voi, dolce amica, pensate a me alcuna volta! Da tempo io faccio un sogno che mi conforta a vivere: potervi un giorno avere a me d’accanto, compagna sempre amata”.