×

Avviso

Non ci sono cétégorie

OgutyNella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini ricordava che il Muzi aveva parlato di molte urne cinerarie rinvenute nei pressi della città e nel 1586 perfino nell'ambito della romana Interamnia, cavandosi le fondamenta delle mura della sacrestia nuova della Cattedrale. Ma soltanto nell'aprile dell'anno 1905, durante lo scavo per le fondazioni del nuovo edificio scolastico fuori Porta S.Giorgio, era stata scoperta la necropoli preromana in nove tombe venute alla luce tutte fiorenti di un abbondante corredo di fittili di semplice ma elegante fattura, materiale che l’Ispettore onorario Comm. Francesco Savini sapientemente aveva classificato, conservandolo poi nel piccolo Museo archeologico comunale teramano. Non molti anni appresso, scavandosi le fondazioni pel Teatro Apollo e per alcuni villini fuori S.Giorgio, lungo il Viale dei Tigli, erano state rinvenute alcune punte di lance o giavellotti appartenenti pure a quell'epoca e conservate nella «Biblioteca Melchiorre Delfico». 

Secondo Savorini, nessun interesse aveva questa primitiva città per il piano regolatore, il quale avrebbe potuto anche ignorarla, senza tema di manometterne i resti venerandi. Se ulteriori rinvenimenti fossero avvenuti, difficilmente si sarebbero avuti nell'ambito della zona di San  Giorgio. Nei recenti scavi fatti in tutta la zona per le fondazioni della Banca d'Italia, della casa Pacini, dell'edificio per le scuole urbane, del Palazzo del Liceo-Convitto, del Palazzo delle Poste, delle Case dei Mutilati, delle Case degl'Impiegati ed poi in quello più profondo per l’erigendo Palazzo del Banco di Napoli, nel centro moderno della città, ilterreno negli strati inferiori era apparso vergine e di natura breccioso, nulla s’era trovato che potesse comunque rivelare le tracce di una primitiva civiltà. L’Interamnia preromana costituiva solo un titolo di più che accresceva la vetustà di una Teramo più che millenariaPiù interessante per il piano regolatore teramano era l’Interamnia posteriore al terzo secolo avanti Cristo, della quale esistevano gli avanzi più degni di essere rispettati e valorizzati, non solo il teatro, ma anche le terme, il foro e i templi. Gli avanzi di questi edifici dimostravano la grandiosità delle costruzioni, l’eccellenza delle maestranze che le avevano erette e la nobiltà del materiale. L'area di questa città non corrispondeva interamente a quella su cui ora si estendeva Teramo.Muzio Muzii, era stato il primo a riconoscerne, nel cinquecento, il perimetro, confermato dai rinvenimenti posteriori e dagli studi degli storici successivi. Esso cominciava al confluente dei due fiumi, abbracciando l’area su cui erano sorti. nel medioevo, il tempio ed il convento della Madonna delle Grazie col relativo piazzale ed estendendosi sino al limite piazza superiore, intitolata a «Vittorio Emanuele», che ne segnava il confine occidentale. Abbracciava i quartieri di San Leonardo e di Santa Maria a Bitetto, restandone fuori quelli di San Giorgio e di Porta Romana. Il giro delle mura racchiudeva a ponente le aree in cui erano sorte nel medioevo la Cittadella, il Duomo e il Palazzo Vescovile. Uno dei fossati esistenti era stato reso più profondo artificialmente a scopo di difesa e fatto correre fra un fiume e l’altro, era servito a proteggere la città ad occidente, dalla parte della montagna, lungo quella linea su cui si erano affacciati nel medioevo la Cittadella, l’Episcopio, il Duomo. Questo fossato divideva la Interamnia romana dal rimanente pianoro, che si era chiamata, quando era stata edificata, “Terra Nova”.Era dentro questo perimetro che, ovunque si scavasse, si sarebbero rinvenuti resti di antichità, dalla parte occidentale nelle parti nuove della città altro non si trovavano che resti medioevali o di secoli posteriori. Dentro questo perimetro erano sorti i maggiori edifizi: i templi, le terme, il teatro, il circo, il foro situato in quel tratto della città che si estendeva longitudinalmente dalla Chiesa di S. Francesco (poi S.Antonio) nei pressi della piazza del Duomo e, trasversalmente, dalla chiesa suddetta alla strada di S. Giovanni. Qui si trovavano, stando ai colossali reperti, gli edifici pubblici più sontuosi e le molte colonne ed i capitelli rinvenuti lasciavano credere che fosse circondato da basiliche, ossia che un portico lo ornasse tutto all'intorno. Nel mezzo lo attraversava la via principale, ossia il cardo dell’antica città, corrispondente all'attuale Corso di Porta Reale, detto anche di Porta Madonna, mentre il decumano intercorreva tra la Porta Melatina e la Chiesa di S. Maria a Bitetto.
Era questa la zona archeologica più importante della città di Teramo; quella che si doveva tener presente nel piano regolatore e trattare con maggior cautela. Era in questa zona archeologica che s'imponevano  nella progettazione del piano regolatore non soltanto le dovute cautele, ma progetti di rivalutazione e di assestamento. Tali progetti devono riguardare in modo particolare tre monumenti che occorreva rivalutareIl Teatro Romano; Le Terme; La Torre Bruciata; Il Circo.
Savorini esaminava uno per uno questi quattro siti archeologi ai quali il piano regolatore avrebbe dovuto dedicare maggiore attenzione e indicava ciò che secondo lui si sarebbe dovuto fare. Noi teramani di oggi possiamo per ora chiederci: quale attenzione è stata dedicata dal 1934 ad oggi, 2025, a questi quattro siti archeologici, i più preziosi e qualificanti della loro città? Che cose ne fece il piano regolatore ideato nel 1934 e che cosa ne hanno fatto i piani regolatori successivi e le varianti che sono seguite, oltre al piano particolareggiato del centro storico? Quale cura hanno riservato i teramani nel tempo ai quattro gioielli archeologici segnalati da Luigi Savorini?

Elso Simone Serpentini