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TreneteNella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini segnalava quattro monumenti archeologici da salvaguardareIl Teatro Romano; Le Terme; La Torre Bruciata; Il Circo.Le Thermaericordava Savorini, da alcuni scrittori di storia teramana erano state che il Muzii, col suo profondo intuito sin dal cinquecento aveva sospettato che fossero nell'interno della città. Erano state rinvenute nel novembre del 1923, non lungi dal Teatro Romano, accosto all'attuale Palazzo Municipale. Invano si era tentato di salvarle. L'ampia e bella piscina natatoria era tutta pavimentata di un testaceum a guisa di battuto veneziano.Il “testaceum” era ungenere di muratura caratterizzato dall'uso di mattoni d'argilla cotti al sole e legati con malta. Se ne sono trovate tracce in quella che viene ritenuta la villa del poeta romano Orazio. I primi paramenti di tegole fratte (in sostituzione dei paramenti in opera reticolata) apparvero già alla fine della repubblica romana, ma la massima diffusione dell'architettura e della decorazione in laterizio si ebbe dall'inizio dell'età imperiale fino a tutto il III sec. d.C.. Simili costruzioni in laterizio sono stats trovate sparse ovunque, e anche a Teramo. Tipica della seconda metà del II sec. d.C., cioè dell'età degli Antonini, è la tecnica del laterizio policromo (cioè colorato di giallo e di rosso), indice del massimo virtuosismo raggiunto nell'uso del mattone. I bolli laterizi (o doliari) stampati sui mattoni sono una risorsa importantissima per datare un edificio. Ma Teramo, ricordava sempre Savorini, non aveva dato alcuna importanza al ritrovamento di un pavimento in “testaceum”, e proprio sopra quel pavimento e sopra la piscina termale erano state gettate le fondazioni della casina comunale attaccata al Palazzo Municipale.  Altre tracce dell’antiva Teramo termale sono state rivenute in seguito, e Savorini non lo ha mai saputo né potuto prevedere, nel piazzale di Porta Madonna. Ricoperte più volte, alla fine sono state lasciate in vista, ma colpevolmente in stato di degrado progressivo, sotto una orribile copertura metallica, nell’abbandono più completo e senza che mai ne fosse stata tentata una valorizzazione. L’ultimo ritrovamento, dopo altri avvenuti lungo l’attuale Corso De Michetti e nella zona di via dei Mosaici, è stato quello davanti alla chiesa di Sant’Antonio (ex San Francesco), ma anche stavolta è stato tutto ricoperto perché il traffico automobilistico ha le sue esigenze. Savorini scriveva che i problemi archeologici a Teramo si riconnettevano, quasi per una Nemesi fatale, a quelli agitati nel piano regolatore. L'abbattimento ormai generalmente reclamato della casina costruita proprio sopra la piscina termale natatoria e sul pavimento a “testaceum”, tanto inopportunamente costruita, avrebbe portato ad un triplice risultato: agevolazione del transito in una svolta pericolosa all'imbocco del Corso del Trivio, isolamento della Loggia medioevale del Comune, scoprimento delle antiche Terme di Interamnia. Nulla di quanto auspicato da Savorini è stato realizzato. Le Terme erano un vanto di Teramo, e ne significavano la grande importanza di città romana popolata da cittadini agiati, se non benestanti, che si potevano permettere di andare a teatro, di affollare il Circo (l’anfiteatro) e di frequentare le terme. La maggior parte dei teramani di Roma erano o reduci di gloriose battaglie ai quali erano stati riconosciuti lauti “benefit” (come si sarebbero chiamati in seguito, o funzionari pubblici e magistrati che si godevano una meritata pensione e abitavano domus se non proprio lussuose, assai pregiate, dotate ciascuna di un orto (giardino). L’Aquila era una città soprattutto medievale, Chieti una città soprattutto religiosa, Pescara era solo una fortezza in cui rinchiudere eversivi e briganti, Teramo era soprattutto una città romana. La parte medievale, l’abbiamo abbattuta quasi del tutto, di quella cinquecentesca è rimasto poco, i palazzi settecenteschi sono stati sostituiti da moderni palazzoni più o meno stato un miliardo, la Teramo romana non è stata mai valorizzata. Le pietre del teatro e dell’anfiteatro i teramani le riusarono per costruire il Duomo, sul teatro costruirono palazzi e sull’anfiteatro un palazzo per preti e frati, le terme le ricoprirono. Fa male vedere soprattutto la Teramo termale per nulla ricordata, nessuna traccia valorizzata e quelle poche rimaste ricoperte e ammalorate. I teramani di ogni epoca hanno distrutto la loro città e hanno continuato a distruggerla. Quando, dopo tanti sforzi, ebbero finalmente un teatro nuovo, ottocentesco, non lo fecero arrivare a cento anni e lo abbatterono a colpi di piccone. Perché? Perché Teramo ha sempre pensato che per i propri cittadini occorresse non un Piano Regolatore, ma un Piano Regalatore. Fin troppo facile capire a chi fossero destinati i regali e chi le regole.

Elso Simone Serpentini