Non so da dove venisse. È entrato nel bar centralissimo e si è fermato dietro agli avventori. Era un uomo di mezza età, con i tratti simili ai nostri. Ho notato da subito la sua discrezione, quasi non volesse dar fastidio a nessuno, con una specie di timidezza che non nascondeva però una dignità assoluta. È stato fermo per un po' alle nostre spalle poi, d'un tratto, sempre silenzioso, ha tirato fuori da una tasca un biglietto porgendolo al titolare dell'esercizio che, da dietro al bancone, subito l'ha letto. "No, nessun lavoro.. la fatije chi te la dà cchiù..", la risposta. Un po' beffardo, un po' indifferente, questi gli ha poi riconsegnato il biglietto, lasciandolo alla fortuna della sua ricerca.
Non ho potuto far altro che considerare come anche il microcosmo che noi siamo, abbia ormai imparato a tollerare l'ingiustizia di un impietoso "no"gettato in faccia allo smarrimento, mentre tutt'attorno, se pure non si ride, si mormora sottovoce: "arvattene a la casa! ".
Così l'rriverenza tutta teramana che si esprime identitariamente con un sarcasmo ridanciano, ha fatto il paio con i programmi elettorali che danno "risposte alle necessità del cittadino o di chi è venuto a vivere nel nostro territorio", la solidarietà da supermarket che si manifesta con programmi scritti altrove, la magniloquenza dei progetti di welfare con finanziamenti ultrastellari: tutta roba buona per qualche comunicato stampa o chiassosa conferenza stampa ma che, evidentemente, non abbracciano e non sanno rispondere alla disperazione di quell'uomo, costretto a elemosinare lavoro. Se n'è andato via; non so da dove veniva, non so dove sia andato.
AMLETO