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FraxQual è il confine tra fatalità, ignoranza, credulità follia, solitudine, provincia, grande città?
Viene da chiederselo, allo scorrere drammatico e spaventevole delle righe che narrano della signora trovata morta nella sua casa di via Po, scomparsa da tempo indefinito.
Una vicenda che, al tempo stesso, potrebbe maturare nelle incolori cronache di una provincia senza regole così come nelle ridondanti pagine di una metropoli senza misure. Un'anziana che muore senza conforto, una figlia che si dichiara preda di quelle che ai più paiono allucinazioni, i vicini di casa che si allarmano e allarmano..
Se vogliamo trovare una chiave di lettura di un fatto così, essa sta nel trionfo del nulla, nella evidenza di una solitudine che - diciamoci la verità - tra Tordino e Vezzola nemmeno te l'aspetti. E allora cambia la domanda: c'è un confine al morire così? Sì, c'è un confine che delimita le evidenti implicazioni disumane con le meno chiare deviazioni dei singoli.
E c'è il confine che traccia la comunità, quando diventa indifferente e si stabilizza nelle gerarchie dettate dalle età, dalle condizioni economiche, dalle scale sociali.
Tutta roba che ci sta ma che, quando diventa regola (sebbene non scritta), genera paura e rifugio nel privato. Molto probabilmente, le angoscie di Sara (la figlia )hanno generato mostri e la morte di Franca (la madre) è maturata in una indefinibile tristezza.
La rete di solidarietà, sempre più istituzionalizzata, viene tessuta dentro i suoi burocratici effetti, e perciò fatica ad incrociare percorsi così intimi e drammatici. Il confine sta, probabilmente, dentro il fantasma di una comunità smarrita.
AMLETO