Apparire più che essere; mostrare più che fare; dire più che realizzare. I vizi malsani di un'epoca senza se e senza ma, trascinano tutto. Così, pure sotto a lu Cambanone, non conta lo stato dei fatti ma la loro narrazione, quasi sempre finta però. E per fare questo, si ricorre agli strumenti oggi a disposizione: social autocompiaciuti, foto e video distribuiti a gogò, siti vecchi e nuovi di cui non si capiscono i contenuti, mass media piegati alla propria bisogna.
La realtà è fittizia, la verità è falsa, la rappresentazione è il contrario dello stato delle cose; ma l'importante è narrare il mondo a parte.
La provincia lo fa.
Camminiamo su un tessuto di cui trama e ordito disegnano sempre più una accurata non-verità. Si ripete che la città cambia: giusto, ma lo fa cedendo se stessa; ogni sua dimensione è artefatta e disfatta: da quella economica a quella imprenditoriale a quella sociale; da quella urbanistica a quella culturale, da quella turistica a quella sportiva. Non ci interessa qui, fare un elenco, tra l'altro ben noto, di tali surreali delizie, intendiamo solo tracciare una tendenza comune, che è quella dell'abbandono alla sciatteria della più improduttiva quotidianità, del trionfo di un parolame interessato e consolatorio, della lusinga del nulla distribuita a piene mani.
E che sfugge al lessico sincero di chi tiene davvero ai luoghi e alla comunità. Così si prova a sbalordire e a lucrare consenso, continuando... a 'ncanda' e a trattare tutti come... voccaperte.
AMLETO