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MagnaeAlla discutibile tendenza di far diventare i luoghi dove viviamo delle autentiche città-ristorante, non poteva certo sottrarsi Teramo, notoriamente attenta alle più intelligenti ed edificanti innovazioni. Così, non parrà strano il vedere molti angoli di questa città, in particolare nel centro storico, interdetti alla circolazione finanche pedonale, per far spazio ai tavolini della libagione, sette giorni su sette, dalle ore tardo- pomeridiane fino a notte. Una autentica invasione; oppure, per chi ritiene che ciò sia accettabile, una meravigliosa proposta.
Suona però strano che per realizzare tutto ciò, si produca un concerto di imbarazzanti transenne che occludono il passaggio e obbligano automobili – e talvolta pedoni - a cambiare strada. E suona ancora più incomprensibile il fatto che su tali transenne non faccia capolino il minimo riferimento all’atto del Comune che dispone la relativa autorizzazione. Pare, insomma, che chiunque voglia, possa procurarsi tali barriere per sistemarle dove crede, creando così uno spazio per le proprie bisogna ed ospitare gli avventori al concerto di tavolini lì apprestato, in barba ai diritti di residenti o di chi abbia intenzione di passare. Un capolavoro di arroganza, prepotenza, indifferenza, sfrontatezza e boria. Viene a questo punto lecito chiedersi se la nuova geografia urbana sia frutto di un disegno che mira a trasformare Teramo in un succulento "callare" in cui cucinare cibi, prelibatezze e cervelli, o se si tratta semplicemente di uno scaltro sforzo di fantasia che non pochi ristoratori producono per guadagnare spazio e aumentare il fatturato. Ma nella dimensione urbana la creazione di un cordone che limita la libertà di passaggio crea in realtà una lacerazione vera, una distanza, un fastidio; in questo caso si snatura l’identità di una città per farne, appunto, un posto dove ingozzarsi e bere più che si può; starei per dire.. indomitamente.
AMLETO