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MrezoI lettori di questa rubrica sanno che chi la firma ha avuto la sorte contraddistinta dall'inganno, dalla falsità.
Ora, avvezzo a ciò e senza spingermi troppo in avanti, credo di poter dire che qualcosa di non dissimile accade in questa piccola provincia; sebbene, ovviamente, con intensità forme e finalità differenti. La bugia, o la menzogna, sono modi coi quali viene nascosta, negata o anche rovesciata la verità.
E questo, con maggiore o minore frequenza, accade in ogni campo: dallo sport alla cultura, dall'economia alla politica, dal welfare alla salute pubblica.
Si impone così, una fitta tela di nascondimenti, di alterazione della realtà, di modificazione dei fatti. Esempio più fulgido è l'infinito decantare di successi che poi mai si raggiungono o lo stucchevole rincorrersi di promesse che poi si sciolgono nel nulla o l'infinito andirivieni di dichiarazioni su fatti o situazioni, che poi confondono le acque.
Ciò che sorprende, è che l'utilizzo della bugia, il ricorso costante alla menzogna, sono pratiche diffuse fino a diventare costume costante e perfino inconsapevole di chi ad esse ricorre; cioè gli artefici sono così assuefatti alla bugia, che non sanno più fare diversamente.
L'esito che sperano, è la persuasione e quindi il crearsi di una opinione pubblica che va là dove essi vogliono. Insomma, siamo su un tappeto in cui tutti vengono indotti a camminare per trovarsi in una verità diversa dalla verità, una verità che corrisponde a ciò che non c'è. Regina di tutto ciò è la parola, piegata al suo significato tradito; sacerdotessa è la comunicazione, antichissima e modernissima pratica con cui l'uomo parla all'uomo.
Anche con un selfie.
AMLETO