Assordante. Come descrivere in altro modo il fragore ricorrente, esaltato, autocelebrativo che risuona laddove il silenzio avrebbe ragione di primeggiare? Ecco: trovo il profluvio di comunicati e conferenze stampa o il risibile codazzo che accompagna finte inaugurazioni, come una forzatura della democrazia, una ferita al rispetto del cittadino, una offesa al ruolo istituzionale, una rincorsa disperata alla credibilità perduta.
Scusate la franchezza ma cosa c'è da esaltare, magnificare, strabiliare quando si fa semplicemente quello che si deve fare? Come si fa ad urlare vittoria quando si naviga sull'ordinario? Quando si benedicono opere che hanno un ritardo di anni? Ripristinare l'asfalto, dare l'avvio a lavori attesi da lustri, sistemare le pensiline di attesa dei bus, sfalciare il verde che ha superato il più inconcepibile dei livelli di guardia, far funzionare gli uffici, togliere la polvere da monumenti, segnare quattro righe per terra, riparare i lampioni, e molte altre occasioni così.. ma non si tratta di roba normale? Dov'è l'eccezionalità, l'evento storico?
Una pervicace patologia, questa di dirsi da soli che si è bravi; anzi no, nessuna patologia: direi che si tratta di imbonimento, di mero accattonaggio del consenso. Le conferenze stampa a trentadue denti e i comunicati stampa a trentadue venti, andrebbero fatti per ciò che appare come straordinario, per ciò che cambia la vita di una comunità, per ciò che non c'era e ora c'è. Allora, "costruttori di futuro", regalateci il silenzio.
Quello bello, che non conosciamo più, quello di chi sa quel che fa, di chi è sicuro di operare nel giusto, di chi non ha bisogno di persuadere, convincere, ingraziarsi, accattivarsi, circuire, raggirare.
Tutta roba ormai assordante sì: che toglie l'ascolto.
E intristisce.
AMLETO