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"Cunusce cacche puliteche? – sicure ca pu’ vance lu cuncorse. – Se ‘nda no, t’arringe".
Avevo creduto di non dover più ascoltare questo drammatico scambio di opinioni, particolarmente in auge negli anni Settanta e Ottanta. E invece a metà del secondo decennio del nuovo secolo, cioè oggi, l’ho carpita per strada, in una conversazione tra due signore.
Mi ha colpito la rassegnata certezza dell’una e dell’altra.
Avevano forse ragione?
Ma no.. i concorsi sono vinti davvero da chi merita.
Preparazione, competenze, capacità, conoscenze, eccetera eccetera, vengono dimostrate ampiamente nelle diverse fasi in cui si articola l’impegnativa prova, che tra l’altro richiede ai partecipanti diligenza, studio, sacrificio. Perciò non riusciamo proprio a capire coloro che sorridono o che si abbandonano a sconforto, quando si scopre che i vincitori sono mogli o compagne di consiglieri, sono fedeli iscritte al partito, sono ex assessori, oppure è qualcuno che si è visto sempre scodinzolare dietro il potente di turno…
E nemmeno ci piace l’avvilimento. quando vediamo che le liste dei vincitori si allungano si allungano, fino a comprendere quel nome lì, che sin da prima del concorso era già in odore di santità...
Nessuno pensa male: evidentemente la stoffa c’è, e se pure tali “chiacchiere” dicono il vero, si tratta di curiosissime casualità.
Perché se così non fosse, e cioè se chi vince un concorso “cunosce cacche puliteche”, ci tocca fare un passo indietro di quarant’anni e tornare al passato, anziché correre verso il futuro, come sentiamo noiosamente ripetere. In tal caso, noi che ci nutriamo di malevolenza e cattiveria, evidentemente abbiamo sbagliato a comprendere l'espressione "il nuovo che avanza" con la quale chi oggi governa queste nostre città si è presentato alla pubblica opinione ed ha ottenuto il consenso.
Abbiamo capito male proprio quella parola: avanza. Non era il verbo che stava ad indicare un cambiamento di situazioni per andare avanti, il procedere in ossequio alle ineluttabili “magnifiche sorti e progressive”, segnando così una novità che scaccia via il passato con tutti i suoi difetti; ‘avanza’, invece, semplicemente stava ad indicare che i rappresentanti che si presentavano al nostro giudizio, erano (anzi sono) semplicemente lo scarto di coloro che li avevano preceduti, come nel cibo quando resta ciò che non si è mangiato, quando non si consuma il superfluo, quando quel che rimane nel piatto è l’ombra sbiadita e consumata della pietanza originaria pur avendo lo stesso sapore e l’uguale carattere.
Sbagliamo sempre noi, malfidati e diffidenti cittadini.
Il nuovo avanza, lo dimostrano i concorsi.
AMLETO