Senza vergogna. Non ce n’è più. È la fine di quella attitudine tutta provinciale che fungeva da regolatrice dei comportamenti e segnava il profilo della gente per bene, quando essa (la vergogna, dico) si stampava sui volti, con rossore inarrestabile e sincero, oppure si dimenava sulle gambe, fremente e scappereccia.
Non se ne vede più. La vergogna, cioè quel senso di disagio suscitato dal timore della riprovazione e della condanna sociale, per un’azione, un comportamento o una situazione, che possano causare disprezzo. Penso alla vergogna e torno incredulo a guardare ciò che oggi sempre più di frequente, capipopolo, imbonitori, personaggi senza scrupoli e professionisti della menzogna, propinano sfacciatamente.
Com'è possibile che la misura dei comportamenti sia scomparsa e tracima nei selfie più ruffiani, nelle parole più finte, nella comunicazione più alterata, insomma in tutto quel ciarpame indecoroso di cui io mi vergogno solo a scivere o pensare e che invece è alimento del messaggio paraculoso di chi ha necessità di farsi bello? Mentre scrivo ho dinanzi agli occhi foto con bambini o familiari, e altre con anziani o disabili, e altre ancora con le quali si benedicono realizzazioni incompiute o si magnificano successi vuoti: tutto a beneficio di Facebook e a maleficio del futuro.
E con esse riaffiorano parole pronunciate impudicamente quando si sa che non si dice il vero, quando ci si nasconde dietro attorcigliati percorsi retorici, quando si ripetono tristi slogan per imbonire o per carpire benevolenza e intanto si rubano fiducia e futuro (la vicenda del Delfico è emblematica). E penso pure alla ciurmaglia che sostiene la menzogna, anch'essa senza vegogna, spesso combattiva per vincolo di gratitudine ma sempre acefala e cieca e acriticamente schierata. Non esiste più, la vergogna nemmeno nel mondo della comunicazione, assoggettato alla logica del prezzo e perciò primo traditore della fiducia collettiva.
Così si può impunemente mentire, fingere, nascondere, strumentalizzare; e si può impunemente procedere nel percorso che cambia l'identità di luoghi e comunità; e si può impunemente divorare a mo' di avvoltoi le carcasse della credulità, gli avanzi di un futuro che sta dietro le spalle. Insomma, un grosso inganno. Senza vergogna. Senza più vergogna.
AMLETO