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E se il grande fratello in salsa provinciale fosse l’onnivora presenza su facebook, con la quale alcuni personaggi pubblici intendono piegarci alla loro ruffiana visione del mondo e dell’urna elettorale?
Non so se il lettore ha la mia stessa percezione, ma questi continui post (che a me sconfinferano i cabbasisi, come direbbe Montalbano) discettano su tutto / quindi sul nulla, e io li trovo invadenti, scostumati, pretestuosi, perfino pericolosi.
E ovviamente famelici.
A dire il vero, la tendenza è diffusa e non limitata alle nostre latitudini ma qui essa si sublima nel sottile gioco della persuasione.
Persuasione che non di rado colpisce nel segno e partorisce gli agognati consensi.
Ci sta dentro di tutto, in tali orrendi post: bambini, le cui foto sarebbero degne di normale cautela e invece sono buttati lì a testimoniare una tenerezza da lupo delle fiabe; anziani, che bisognerebbe semplicemente ascoltare invece di confinarli nella stucchevole parata del buonismo d’occasione; i disabili, poi: il nuovo verbo dell’inclusione, con gli opportuni selfie lacrimosi, scuote le coscienze e scarica le batterie dei cellulari; celebrazioni, ricorrenze, feste canoniche, eventi e ciò che fa buon gioco per solleticare il lettore, considerato come allocco da far rimanere acefalo e consenziente; e non manca la distorsione della verità, come nelle migliori antologie della propaganda; infine (ma l’elenco degli argomenti che i nostri utilizzano per i propri fini sarebbe lungo) la conversazione diretta, che fa del post un messaggio intimo, apparentemente nella direzione parlo/ascolto, nella quale il nostro ci prende sottobraccio e ci fa complici dei suoi millantati successi, delle sue spudorate promesse, del suo glorioso e vittorioso incedere.
Insomma, la nuova forma di comunicazione che da pochissimi anni impera tra le dita dell’emittente e quelle del ricevente, è pura finzione, autentico gioco al massacro di qualità quali il rispetto, la sensibilità, la tutela, la libertà di farsi una opinione.
Tutto per giungere ad una necrosi delle coscienze, proprio come Orwell paventava.
E se tutto, qui, è corsa al ribasso, anche uno strumento potenzialmente straordinario come Facebook diventa spettacolo mediocre.
AMLETO