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IMG_3340_2.jpgLì, sul bordo della strada, al "curvone" di viale Cavour,  che porta c’è una sedia. Non una qualunque — una di quelle da sala anni ’80, schienale in legno nero e seduta un po’ stanca, che ha visto più pranzi di famiglia che il sindaco in campagna elettorale. Ora se ne sta lì, in mezzo al prato spelacchiato di Teramo, come se aspettasse ancora qualcuno che non tornerà mai. Forse era stufa di reggere gente e ha deciso di cambiare aria. Forse è una performance urbana: “Riflessioni sulla solitudine del mobilio in tempi di transizione ecologica”. Oppure è semplicemente una sedia dimenticata, che ha scelto di morire con dignità, guardando il traffico  invece del muro della cucina. In ogni caso, a guardarla bene, sembra più tranquilla di molti di noi.