
Non serve andare a Roma per vedere parcheggi creativi: basta una passeggiata in via Carducci, dove un furgone ha deciso di reinterpretare il concetto stesso di sosta. Né tutto sul marciapiede, né tutto sulla carreggiata: un perfetto equilibrio zen tra illegalità e acrobazia urbana. La scena, immortalata quasi davanti al Municipio, è un piccolo capolavoro di urbanistica spontanea. Il mezzo, con due ruote sul marciapiede e due sulla strada, blocca tutto: pedoni costretti a slalom stile e automobilisti a meditare sull’arte della pazienza oppure a dedicarsi al concerto di clacson. Il Comune, intanto, osserva. Il Municipio è lì a pochi metri, ma pare nessuno abbia notato l’impresa: forse anche loro, segretamente, ammirano l’audacia del “parcheggio teraman style” — un’arte riconosciuta, tramandata di generazione in generazione, fatta di centimetri rubati, ruote in bilico e un pizzico di genialità incomprensibile. In fondo, parcheggiare a Teramo non è un gesto: è una performance.

