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ospedale giulianova 1 300x149 Le continue, e non buone, notizie che provengono dal Presidio Ospedaliero di Atri hanno il pregio di porre in rilievo alcune questioni, in merito alla salute dei cittadini, ma non riescono a farsi contributo di una qualsivoglia progettualità politica, anzi, al contrario, testimoniano che il depotenziamento in atto si inserisca in una prospettiva di destrutturazione del welfare pubblico, in nome di un presunto risparmio della spesa , ma, forse e soprattutto, all'interno di una logica tesa ad aprire nuovi spazi di intervento ai privati e ai fondi assicurativi.


Sta di fatto che, sotto gli occhi di tutti, nel silenzio generale e senza alcun clamore l’ospedale San Liberatore di Atri dice addio al Laboratorio di Medicina Nucleare, unico in Abruzzo.

Negli ultimi anni, si è assistito ad uno stillicidio davvero preoccupante: dalla ridefinizione/ristrutturazione/ridimensionamento della struttura ospedaliera atriana, seguite da scelte di vario tipo come quella odierna, mentre la governance della sanità abruzzese si preoccupa di quale algoritmo sviluppare per poter depotenziare il welfare pubblico.

Le ultime uscite di alcuni esponenti politici delle realtà comunali più grandi nella provincia sono da considerarsi al pari di spot elettorali/propagandistici, diretti ad una cittadinanza che invecchia, e che si informa sempre meno sul peggioramento delle condizioni generali di assistenza e salute decise nelle cabine politiche di comando che, con la paura di perdere voti, da una parte si provvede a tagliare i servizi, mentre dall’altra si finge di opporsi per non perdere il consenso elettorale.

L’esempio di Atri è lampante circa il futuro progettato attraverso scelte governative che si succedono con continuità politica protese a lasciare il welfare sociale e la sanità pubblica in mano ai privati, senza mai intaccare alla radice le cause e il crescere delle disuguaglianze: e tutto ciò, secondo ipotesi inquietanti.

Inutili l’impegno e le promesse dei politici locali, specie quelli che hanno cavalcato l’argomento a più riprese, promettendo il potenziamento e la riapertura del servizio di medicina nucleare senza raggiungere alcun risultato.

Si tratta di un laboratorio altamente specializzato, anche per la diagnosi di malattie rare, che serve un bacino di utenza molto ampio, punto di riferimento per molti esami di tutto il centro Italia, e che ha avviato una serie di collaborazioni con numerosi centri all’avanguardia.

Sono tuttora sconosciute le logiche che hanno portato a tale scelta, visto che i costi che deriveranno all’azienda da tale chiusura (per far eseguire gli esami altrove) saranno più che raddoppiati rispetto agli attuali costi di gestione. Di certo la decisione non risulta accompagnata da alcun atto ufficiale o comunicazione da parte dell’azienda (chissà, forse, per vergogna ?)

La decisione segue la chiusura del servizio ecografico dello scorso novembre, che ha raddoppiato i tempi di attesa per alcuni tipi di esami ecografici causando notevoli disagi all’utenza.

Una grave perdita, l’ennesima, per il San Liberatore, un tempo fiore all’occhiello della sanità provinciale.



IL SEGRETARIO PROVINCIALE
F.to -Alfiero Antonio DI GIAMMARTINO-